Plastica monouso, l’Ue apre l’infrazione contro l’Italia per le deroghe sul compostabile

di Redazione Ricicla.tv 23/05/2024

Dopo due anni arriva la prevista apertura della procedura europea d’infrazione ai danni dell’Italia per il non corretto recepimento della direttiva SUP sulle plastiche monouso. Bruxelles punta il dito contro le deroghe alla messa in commercio di plastiche monouso biodegradabili e compostabili, vietate dalla disciplina comunitaria. Il governo dovrà rispondere entro due mesi


È ufficiale. L’Unione europea ha scelto di avviare una procedura d’infrazione ai danni dell’Italia per non aver recepito correttamente nel proprio ordinamento la direttiva europea sulla messa al bando delle plastiche monouso. I dettagli non sono ancora noti, ma è più che probabile che la bacchettata di Bruxelles riguardi anche e soprattutto l’introduzione di deroghe specifiche sulla messa in commercio di prodotti monouso in plastica biodegradabile e compostabile. Deroghe non previste dalla direttiva adottata a giugno 2019 dalla Commissione europea con l’obiettivo di prevenire e ridurre l’incidenza sull’ambiente di determinati prodotti di plastica usa e getta. Inclusi quelli realizzati in plastica bio, settore che in Italia conta realtà industriali leader a livello mondiale, per tutelare le quali il governo allora in carica, guidato da Mario Draghi, aveva scelto in fase di recepimento di non allinearsi alla disciplina comunitaria. L’apertura di una procedura d’infrazione era apparsa da subito come inevitabile, anche se per dare avvio formale all’iter l’Ue ha impiegato più di due anni.

L’approccio del governo Draghi, e del Ministero della Transizione Ecologica guidato al tempo da Roberto Cingolani, era stato oggetto di un lungo braccio di ferro tra le istituzioni nazionali e quelle europee, che aveva fatto slittare la trasposizione della direttiva nell’ordinamento nazionale ben oltre la deadline del 3 luglio 2021 fissata dall’Ue. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo di recepimento, infatti, sarebbe arrivata solo quattro mesi dopo, a novembre. In ritardo rispetto al termine di legge, ma in anticipo rispetto alla scadenza del periodo obbligatorio di ‘stand still’, ovvero dei tre mesi di osservazione obbligatoria per i progetti di regole tecniche nazionali che possano avere un impatto sul mercato unico europeo. Periodo che sarebbe scaduto solo un mese più tardi, il 23 dicembre. “L’Italia ha violato le norme procedurali – scrive Bruxelles – adottando la legislazione di recepimento della direttiva sulla plastica monouso durante il periodo di stallo, mentre il dialogo con la Commissione era ancora in corso“. in più, con la pubblicazione del decreto legislativo l’Italia avrebbe anche ignorato la richiesta di sospendere l’adozione del decreto per sei mesi avanzata dal Commissario Ue al mercato Thierry Breton con l’invio a dicembre di un parere circostanziato. Un colpo di mano che l’esecutivo europeo chiede al governo di giustificare entro i prossimi due mesi, trascorsi i quali, in assenza di risposta, si passerà alla fase successiva della procedura, quella del parere motivato.

Stando ai dati diffusi da Assobioplastiche, nel 2022 l’industria delle plastiche biodegradabili e compostabili in Italia ha prodotto quasi 128mila tonnellate di manufatti con un fatturato complessivo di oltre un miliardo di euro, 271 aziende (erano 143 nel 2012) tra produttori di chimica di base e intermedi, produttori e distributori di granuli, operatori di prima e seconda trasformazione, e 3mila addetti. A fronte di un calo nella produzione nazionale di monouso in plastica, passata dalle 125mila tonnellate del 2016 alle 43mila del 2022, tra 2021 e 2022, a cavallo dell’adozione della SUP, le quantità di prodotti in bioplastica sono aumentate del 23% (e del 55% rispetto al 2019). Secondo l’associazione, tuttavia, nell’ultimo anno le vendite di stoviglie in bioplastica compostabile (tra i prodotti il cui commercio è stato messo al bando dalla SUP ma consentito dal recepimento italiano) sarebbero calate del 20% a vantaggio di prodotti in plastica tradizionale etichettati come riutilizzabili ma in realtà in tutto e per tutto simili a quelli monouso. Motivo per cui Assobioplastiche aveva chiesto l’apertura di un tavolo di confronto presso il Ministero dell’Ambiente. I tempi, vista anche la sferzata di Bruxelles, sono decisamente maturi.

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