Plastica, rallentano gli investimenti in capacità di riciclo

di Redazione Ricicla.tv 05/02/2024

Nel 2022 la capacità di riciclo della plastica in Europa ha raggiunto i 12,5 milioni di tonnellate. Per centrare i target Ue, però, occorrerà portarla a 16 milioni entro il 2025. Ma la concorrenza dei prodotti vergini e dei riciclati d’importazione a buon mercato sta frenando gli investimenti, avverte Plastics Recyclers Europe, chiedendo l’inserimento di misure di salvaguardia anche nel nuovo regolamento imballaggi


Nel 2022 la capacità industriale di riciclo della plastica installata in Europa è cresciuta del 10%, toccando i 12,5 milioni di tonnellate. Data così, la notizia sembrerebbe tutto sommato positiva, ma i numeri assumono tutt’altra connotazione se collocati nella giusta dimensione, ovvero nel raffronto con l’anno precedente, quando l’aumento della capacità produttiva, trainato dall’effetto ripartenza post pandemia, aveva segnato un record del +17%. Il comparto insomma continua a crescere, ma il ritmo sta rallentando. Quando invece dovrebbe accelerare per raggiungere gli ambiziosi obiettivi europei. A lanciare l’allarme è Plastics Recyclers Europe, in una nota che accompagna l’ultimo rapporto associativo sull’andamento dell’industria. Che nel 2022 contava 850 imprese, 30mila addetti e un fatturato da 10,4 miliardi di euro, con una capacità di trattamento cresciuta di 1,2 milioni di tonnellate sull’anno precedente, raggiungendo i 12,5 milioni.

Bene, ma non abbastanza. Perché se è vero che rispetto al 2017, quando era ad appena 6 milioni di tonnellate, la capacità di riciclo in Ue è più che raddoppiata, per centrare il target dei 10 milioni di polimeri riciclati sostituiti al materiale vergine entro il 2025, come previsto dalla strategia Ue sulla plastica, nei prossimi due anni occorrerà portarla almeno a 16 milioni. Obiettivo impossibile da raggiungere se il trend al ribasso del 2022 dovesse continuare. Secondo la BEI, in vista del target al 2025 occorreranno tra i 6,7 e gli 8,6 miliardi di euro di investimenti, ma l’industria, che fin qui ha mobilitato risorse a un ritmo costante “per garantire le capacità necessarie per raggiungere gli obiettivi legislativi”, avverte PRE, è oggi minacciata da condizioni di mercato tutt’altro che favorevoli.

“Nel 2023 – spiega il presidente di PRE Ton Emans – il settore è stato colpito dalla domanda relativamente bassa di materiali riciclati derivante dai prezzi bassi della plastica vergine dovuti alla ridotta produzione industriale nell’Ue e dalle importazioni a basso costo di plastica riciclata da paesi extra Ue”, ha aggiunto. Un fenomeno, quest’ultimo, che rischia di vanificare la leva rappresentata dagli obblighi di contenuto riciclato nelle nuove produzioni. Come il 25% di rPET nelle nuove bottiglie da raggiungere entro il 2025. Il sospetto, del resto, è che le importazioni di riciclati a buon mercato stiano aumentando proprio per far fronte ai nuovi target vincolanti. Una “mancanza di condizioni di parità”, scriveva nei mesi scorsi PRE, determinata soprattutto dall’assenza di sistemi di tracciabilità e controllo della qualità del riciclato d’importazione. Indispensabili per garantire che i polimeri provenienti da paesi terzi, tipicamente asiatici, rispettino gli stessi, rigidi, requisiti imposti ai riciclatori Ue.

Se da un lato servono più controlli, dall’altro scrive Plastics Recyclers Europe nel suo ultimo ‘policy manifesto’ resta la necessità di migliorare la capacità di raccolta e selezione dei rifiuti in plastica nei vari Stati membri, anche estendendo il regime di responsabilità estesa del produttore ai settori attualmente non coperti. Cosa che, tra l’altro, potrebbe anche fornire il necessario supporto agli investimenti di fronte alle incertezze del mercato. Per rilanciare la domanda di riciclati, chiarisce però l’associazione, servono soprattutto nuove misure traino, sulla scorta degli obblighi di contenuto minimo per le bottiglie in PET introdotti dalla direttiva SUP. “Ciò include, tra le altre, le proposte per il regolamento sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio o la direttiva sui veicoli fuori uso, che introducono nuovi obiettivi come fattori trainanti per migliorare la gestione dei rifiuti di plastica in Europa”, chiarisce PRE.

Proprio in relazione alla proposta di regolamento imballaggi, oggi al centro del primo trilogo tra Consiglio e Parlamento Ue, Plastics Recyclers Europe plaude all’inserimento di nuovi obblighi di contenuto riciclato per il packaging in plastica (del 35% al 2030 e del 65% al 2040), ma chiede ai negoziatori l’adozione di misure che evitino di trasformarli in una calamita per riciclati d’importazione a buon mercato e in un boomerang per i riciclatori europei. “I triloghi sul regolamento – chiarisce l’associazione – devono garantire che i nuovi target di contenuto riciclato siano raggiunti esclusivamente con polimeri prodotti in Ue“. Sempre sul regolamento, assieme alle associazioni FEAD, EuRIC ed European Plastics Converters, PRE dice invece ‘no’ alla proposta avanzata dal Parlamento di inserire una clausola di prelazione (o ‘right of first refusal’) per dare ai produttori di imballaggi l’accesso prioritario ai polimeri riciclati, e di conseguenza anche un maggiore controllo sulle quotazioni degli scambi. Cosa che, secondo PRE, “restringerebbe il mercato interno, indebolendo il lavoro fatto in questi anni per aumentare la qualità dei polimeri riciclati”.

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