Rifiuti, in Italia troppa discarica e poco recupero energetico

di Redazione Ricicla.tv 14/11/2023

Secondo uno studio di Assoambiente, nel 2021 avremmo potuto trasformare in energia almeno 5,2 milioni di tonnellate di scarti non riciclabili. E invece per mancanza di impianti di recupero li abbiamo smaltiti in discarica o spediti all’estero. Testa: “Senza questa rete di impianti lo stesso riciclo entra in crisi”


Nel 2021 oltre 6 milioni di tonnellate di rifiuti non riciclabili sono finiti in discarica o all’estero, contribuendo a tenere l’Italia lontana dagli obiettivi europei di circolarità, ma soprattutto sprecando risorse che potrebbero contribuire al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Anche se nel nostro paese la raccolta differenziata ha raggiunto quota 64%, il tasso di riciclo si attesta al 48,1% e il recupero energetico è pari al 18,3%, il 19% dei rifiuti urbani continua a finire in discarica, mentre secondo l’Ue entro il 2035 non dovremo superare il 10%. Mancano impianti di backup per l’economia circolare alternativi alla discarica, scrive Assoambiente in uno studio pubblicato in occasione di Ecomondo, e in particolare impianti di recupero energetico capaci di trasformare la frazione non differenziata dei rifiuti urbani e gli scarti della lavorazione dei rifiuti differenziati in energia elettrica e termica.

Secondo i calcoli dell’associazione, nel 2021 a fronte di 14,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani riciclati abbiamo generato circa 3 milioni di tonnellate di rifiuto indifferenziato, ma anche 3 milioni di tonnellate di scarti del riciclocalcolati sulla base di uno studio realizzato dal Politecnico di Milano per Nica, società informatica del gruppo Zucchetti – e 3,5 milioni di tonnellate di sovvalli in uscita dagli impianti di trattamento meccanico dei rifiuti residui. Oltre 9,5 milioni di tonnellate di scarti non riciclabili, per più di 6 milioni finiti in discarica o esportati all’estero, mentre almeno 5,2 avrebbero potuto essere trasformati in combustibile per impianti di recupero energetico, generando 3,6 milioni di MWh elettrici. Ovvero quelli necessari a soddisfare i consumi di circa 5 milioni di italiani, che si aggiungerebbero all’attuale sistema di produzione di energia da rifiuti, pari a 4,5 Mwh.

“Senza questa rete impiantistica – ha commentato Chicco Testa presidente di Assoambiente – gli stessi processi di riciclo entrano in crisi e quindi va considerata parte integrante della strategia di economia circolare. Questa rete di impianti deve essere prevalentemente costituita da impianti di recupero energetico, sia per rispettare la gerarchia europea delle forme di gestione dei rifiuti, sia perché si tratta di materiali con un potere calorifico adeguato al recupero di energia, in parte fonte rinnovabile che contribuirebbe quindi ai processi di decarbonizzazione, oltre a ridurre i conferimenti in discarica”. Una duplice funzione sottovalutata dalle istituzioni europee, avverte però l’associazione, visto che negli ultimi atti delegati di attuazione della tassonomia degli investimenti verdi il ‘waste to energy’ non risulta tra le tecnologie considerate funzionali al raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica al 2030 e 2050. Una scelta che “solleva più di qualche perplessità – scrive Assoambiente – soprattutto quando quest’ultima è l’unica alternativa allo smaltimento in discarica, come è per i rifiuti non riciclabili e per gli scarti del riciclo”.

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