Le nuove linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità mettono fine al regime speciale per la gestione dei rifiuti generati da cittadini positivi al covid, raccomandando “il mantenimento della raccolta differenziata”
Stop al regime speciale per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani generati da cittadini positivi al covid. Lo raccomandano le nuove linee guida pubblicate lo scorso giovedì dall’Istituto Superiore di Sanità, “destinate a tutta la popolazione e ai gestori dei servizi di igiene ambientale, inclusi gli operatori degli impianti di raccolta e trattamento dei rifiuti, le autorità ambientali e sanitarie”. Secondo l’ISS, alla luce delle più recenti “evidenze ad oggi note sulla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2” e “dell’attuale stato vaccinale della popolazione italiana” si raccomanda per le abitazioni in cui siano presenti soggetti positivi “il mantenimento della raccolta differenziata” con una serie di accorgimenti come il confezionamento e conferimento con “almeno due sacchetti uno dentro l’altro (della stessa tipologia prevista per la frazione raccolta)” facendo attenzione a non danneggiare o contaminare la superficie esterna. Diversamente, spiega l’Istituto, “fazzoletti di carta, carta in rotoli, mascherine e guanti, tamponi per test per autodiagnosi Covid-19, ecc. dovranno essere inseriti in una busta separata e chiusa, prima di essere introdotti nel sacco dei rifiuti indifferenziati“. “A scopo cautelativo” scrive l’ISS, anche le utenze domestiche nelle quali non siano presenti cittadini positivi dovranno fare attenzione a conferire nell’indifferenziato “fazzoletti di carta, carta in rotoli,
mascherine e guanti, tamponi per test per autodiagnosi COVID-19 eventualmente utilizzati”.
Un aggiornamento sostanziale rispetto al vademecum adottato il 19 marzo del 2020, che per i soggetti positivi al covid o in quarantena consigliava tra l’altro alle aziende di gestione “di istituire un servizio dedicato sia di consegna del materiale necessario al confezionamento del rifiuto (sacchi, nastro adesivo o lacci), sia di successivo ritiro del rifiuto dal domicilio della persona positiva o in quarantena”. Indicazioni che negli ultimi due anni hanno messo in seria difficoltà i gestori, con contraccolpi sul servizio pubblico di raccolta sia in termini economici che di performance di differenziata. Un rischio che era stato già paventato dalla Commissione europea in una comunicazione, pubblicata il 14 aprile 2020, nella quale si invitava a garantire “la continuità complessiva di un corretto servizio di gestione dei rifiuti urbani, compresa la raccolta differenziata e riciclaggio”. “Prevenire le interruzioni della raccolta differenziata è importante per garantire che l’infrastruttura per la raccolta e il trattamento dei rifiuti residui non siano sovraccaricate, creando potenzialmente ulteriori rischi per la salute”, scriveva la Commisione, ricordando come la raccolta differenziata sia “indispensabile per salvaguardare la traiettoria verso un’economia più circolare e i posti di lavoro e le imprese da cui dipendono approvvigionamento di materie prime secondarie”. Un appello che la natura estremamente cautelativa delle linee guida ISS era riuscita a solo in parte a cogliere.
Tornando alle linee guida, saranno le aziende a dover segnalare ai propri operatori che “ove siano presenti soggetti positivi a COVID-19 si intende mantenuta la raccolta differenziata nelle abitazioni”. Per gli addetti alla raccolta l’ISS raccomanda l’uso di mascherine FFP2 e FFP3. “Per attività che prevedono il sollevamento di polveri grossolane, polline, terriccio, e analoghi, potrebbe essere possibile l’utilizzo di una doppia maschera chirurgica”, aggiunge l’Istituto. Resta ferma la necessità di adottare tutti gli accorgimenti necessari a limitare il rischio di contagio: dalla pulizia delle tute da lavoro “a temperature tra i 55°C e i 60°C e comunque con prodotti disinfettanti idonei”, passando per la “sanificazione della cabina di guida di tutti i mezzi utilizzati per la raccolta dei diversi tipi di rifiuti urbani, dopo ogni ciclo/turno di lavoro”. Sia per i rifiuti indifferenziati che per quelli differenziati l’Istituto raccomanda il conferimento diretto agli impianti di recupero o smaltimento “preferibilmente evitando il passaggio da eventuali stazioni di trasferenza”.