Rifiuti urbani, secondo ISTAT le grandi città sono in ritardo

di Redazione Ricicla.tv 28/05/2024

Stando ai dati diffusi da ISTAT nell’ultimo rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, le città metropolitane sono in ritardo sulla raccolta differenziata. Napoli, terza città d’Italia, è tra gli ultimi dieci capoluoghi a livello nazionale


Quasi quindici punti di distanza rispetto alla media nazionale. Che diventano venticinque nei confronti dell’obiettivo di legge del 65%. Napoli, terza città d’Italia, resta inchiodata alla parte bassa della classifica dei comuni capoluogo per percentuali di raccolta differenziata: pur passando dal 37,5% del 2021 al 40,4%, nel 2022 il comune partenopeo si è collocato ancora una volta nelle ultime dieci posizioni della graduatoria, stando ai numeri raccolti da ISTAT nel suo rapporto annuale sulla qualità dell’ambiente urbano. A fronte di una media nazionale del 55,%, che pure vede il paese in ritardo rispetto all’obiettivo del 65% al 2012, peggio di Napoli hanno fatto solo Bari (40), Taranto (27,9), Foggia (25,9), Catania (22), Crotone (21,4) e Palermo (15,2). In Campania meglio Caserta, con il 54,2%, mentre Benevento e Avellino, entrambe in calo rispetto al 2021, restano sopra al 66%. Con un balzo di sei punti Salerno passa al 64,8%, a un passo dall’obiettivo del 65% che il capoluogo aveva tuttavia già centrato, superandolo, nel 2010, quando il tasso di differenziata aveva fatto registrare addirittura il 70,7%. Segno, da un lato, che anche le esperienze migliori potrebbero avere bisogno di una revisione, ma dall’altro anche indice del fatto che i sistemi di raccolta sono oggi più orientati a garantire la qualità delle frazioni intercettate e non solo, com’era qualche anno fa, la loro quantità.

Complessivamente, riporta ISTAT, nel 2022 in tutta Italia sono state prodotte 29 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-1,8% rispetto al 2021), con un pro capite di 492,2 Kg (-8,2 kg per ab. rispetto al 2021). Numeri in calo, come chiede la prima e più importante azione nella gerarchia europea dei rifiuti, quella della riduzione, ma “bisogna ancora fare molto per realizzare la transizione al modello di economia circolare, che richiede progressi sostanziali nella riduzione dei rifiuti prodotti e nella loro reimmissione nel ciclo produttivo” spiega ISTAT. A dover cambiare passo sono soprattutto le grandi città. A fronte di un tasso di differenziata del 65,2% a livello nazionale, infatti, nei capoluoghi metropolitani si scende al 46,6%. Tra le tre principali città italiane Milano si conferma la migliore con il 62,1%, seguita da Roma che con il suo 45,9% fa meglio di Napoli, anche se di pochi punti percentuali. Nel 2022 solo Cagliari, con il 74,8%, è riuscita a superare il target di legge del 65%. Tornando a Napoli, il confronto con le principali città d’Italia evidenzia ritardi soprattutto in termini di capacità di intercettazione della frazione organica: nel 2022, a fronte dei 102,8 kg per abitante di Milano, best practice di rilievo internazionale, e di una media nazionale di 101,4 kg per abitante, Napoli è arrivata a 59,8 kg, meno dei 65,7 di Torino e degli 88,2 di Roma, che pure non brillano per percentuali complessive di differenziata.

Sul fronte delle politiche di riduzione e prevenzione della produzione dei rifiuti, spiega ISTAT, nel 2022 l’installazione di punti di distribuzione di acqua potabile in spazi pubblici è la più attuata tra quelle considerate (76,1% dei capoluoghi, contro 61,5% nel 2019). Le buone pratiche in scuole o uffici comunali, come la riduzione dell’uso di carta o plastica, sono attuate dal 72,5% dei capoluoghi (65,1% nel 2019), tutti quelli metropolitani le attuano tranne Catania e Reggio di Calabria. Il 57,8% dei capoluoghi ha svolto campagne di sensibilizzazione sulla prevenzione (56,9% nel 2019). Mercatini dell’usato e centri per il riuso sono stati realizzati dal 45,9% dei capoluoghi (38,5% nel 2019). Sono ancora meno diffuse le iniziative di contrasto agli sprechi alimentari e per la realizzazione di centri di riparazione e preparazione al riutilizzo, presenti rispettivamente nel 37,8% (tra cui Torino, Genova, Milano e Venezia) e nel 17,4% (tra cui Torino e Genova) dei capoluoghi. Il 27,5% delle città applica riduzioni tariffarie alle utenze non domestiche che devolvono in beneficienza generi alimentari non deteriorati o prodotti dismessi. Il 46,8% dei capoluoghi è dotato di un servizio di raccolta dei rifiuti idoneo alla tariffazione puntuale (34,9% nel 2019), ma soltanto il 21,1% la applica effettivamente (soltanto Cagliari tra i capoluoghi metropolitani). Per tutte queste politiche si osserva un sostanziale ritardo nelle città del Sud rispetto a quelle del Centro-Nord. L’Italia dei rifiuti resta ancora divisa a metà.

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