Al Parlamento europeo non passa la mozione per bloccare l’atto delegato della Commissione Europea sulla tassonomia degli investimenti verdi. Via libera all’inserimento, entro certi limiti, di gas e nucleare nell’elenco delle attività sostenibili. McGuinness: “L’atto non aggrava la nostra dipendenza dal gas russo”
Non sono bastate le proteste dentro e fuori dalle aule dell’europarlamento a ribaltare un finale che ai più sembrava da tempo già scritto. È arrivato nel primo pomeriggio di oggi il via libera del Parlamento europeo all’atto delegato della Commissione Europea che inserisce, entro certi limiti, gas naturale ed energia nucleare nella cosiddetta tassonomia degli investimenti verdi, l’elenco delle attività economiche che secondo Bruxelles nel prossimo futuro contribuiranno al percorso dell’Unione Europea verso gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dal Green Deal. L’ampio fronte del ‘no’ tra gli eurodeputati non è riuscito a mettere insieme i 353 voti che sarebbero serviti a stoppare il provvedimento presentato a inizio anno dall’esecutivo UE. I voti favorevoli alla mozione anti gas e atomo adottata dalla commissione ambiente dell’europarlamento si sono fermati a quota 278, 328 i voti contrati, mentre 33 sono stati gli astenuti. Ora l’attesa è per il voto del Consiglio, che dovrà esprimersi entro il prossimo 11 luglio e che potrà respingere la proposta della Commissione solo a maggioranza qualificata, ovvero con il parere concorde di almeno 15 Stati membri.
La tassonomia è lo strumento cardine della strategia con la quale l’Unione Europea punta a orientare i capitali finanziari, pubblici e privati, nella direzione tracciata dal Green Deal, sulla strada verso l’obiettivo della neutralità climatica al 2050. Stabilendo quali investimenti possano essere considerati sostenibili e quali invece no. Uno strumento che, sebbene volontario, nei prossimi anni fornirà a banche, fondi e governi coordinate capaci di mobilitare e convogliare investimenti per centinaia di miliardi. Una scelta, quella di includere gas e nucleare, bocciata dal fronte ambientalista, che oggi parla di “greenwashing” e di “regalo alle lobby” ma che per la Commissione UE è indispensabile per garantire la transizione verso un mix energetico sempre più basato sulle fonti rinnovabili. “Il gas è un combustibile fossile, non è verde – ha dichiarato oggi il Commissario UE alla finanza Mairead McGuinness – ma alcuni Stati membri che si spostano da combustibili fossili sporchi potrebbero aver bisogno di gas in transizione. L’energia nucleare – ha aggiunto – è divisiva. Ci sono molti punti di vista diversi sul nucleare, ha i suoi sostenitori e detrattori. Ma anche il nucleare, a basse emissioni di carbonio, fa parte del nostro mix energetico in transizione“.
Perché gli investimenti in gas naturale e nucleare possano essere considerati sostenibili, le attività da finanziare dovranno rispettare una serie di parametri vincolanti. Per il gas è previsto un limite di emissioni di 100g CO2e/kWh, ma fino al 2030 potranno essere considerati sostenibili anche impianti capaci di restare entro i 270 grammi di CO2 equivalente per kWh o i 550 kg di CO2 equivalenti per kW calcolati sulla capacità produttiva in 20 anni. Quanto al nucleare, il ‘bollino verde’ riguarderà solo le tecnologie cosiddette ‘di IV generazione’ (disponibili per ora solo su scala sperimentale) e, solo fino al 2045, quelle di ‘III generazione avanzata’, i cosiddetti reattori EPR. Il revamping degli impianti esistenti sarà consentito solo fino al 2040. Quanto alla gestione delle scorie radioattive, ogni Stato dovrà dimostrare di poterne disporre entro il 2050 lo smaltimento in un deposito geologico di profondità. Complessivamente, la compliance alle direttive Euratom in materia di autorizzazione degli impianti e di gestione del ciclo del combustibile e delle scorie radioattive è considerata dalla Commissione condizione necessaria e sufficiente a garantire il principio ‘Do Not Significant Harm’, chiave di volta dell’intera tassonomia.
Il testo finale dell’atto delegato, approvato lo scorso febbraio, rappresenta di fatto un compromesso tra le posizioni della Francia, che oggi produce più del 70% della propria energia con le centrali nucleari e che nei prossimi anni avrà bisogno di attrarre capitali per rinnovare e ampliare il proprio parco impiantistico, e quelle della Germania, che invece puntava a dismettere le proprie centrali entro la fine di quest’anno, per dire addio anche al carbone entro il 2030 e investire tutto sulle rinnovabili. Utilizzando il gas come energia di transizione. Una prospettiva resa di gran lunga più incerta dall’invasione russa ai danni dell’Ucraina, seguita solo di pochi giorni alla presentazione dell’atto delegato sulla tassonomia. Secondo quanti oggi si sono opposti all’approvazione del provvedimento, l’inserimento del gas naturale in tassonomia rischia di creare uno scenario nel quale da un lato si rafforza la dipendenza dell’UE dalle importazioni da Mosca e dall’altro si alimenta l’invasione dell’Ucraina con i finanziamenti destinati alla transizione. Un rischio che non sussiste, garantisce McGuinness, secondo cui la tassonomia “non acuisce la nostra dipendenza dal gas russo – ha dichiarato – sebbene l’atto delegato sia stato redatto prima dell’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia, in realtà ci aiuta a cercare fonti alternative di gas, compreso il GNL, dai nostri partner internazionali”.