Ambiente, ricerca e innovazione per chiudere le infrazioni

di Mauro Delle Fratte 29/09/2020

Mancata bonifica delle discariche, cattiva gestione delle acque reflue, inefficienze nel ciclo dei rifiuti in Campania. Questi i principali capi d’accusa al centro delle procedure d’infrazione aperte dalla Commissione europea ai danni dell’Italia per il mancato rispetto delle direttive comunitarie in materia di ambiente e rifiuti. Protagoniste in negativo su tutti i fronti delle infrazioni ambientali le Regioni del Centro-Sud, con la Sicilia in testa alla classifica degli agglomerati da sanare nell’ambito di ben quattro infrazioni sulle acque reflue (il 73% degli agglomerati fuorilegge totali), mentre spetta alla Calabria il primato delle discariche non bonificate (erano 43 in origine, oggi ne restano 16). La Campania dei rifiuti dal canto suo, tra costruzione degli impianti a rilento e mancata rimozione delle ecoballe, fatica a scrollarsi di dosso l’immagine di regione in costante equilibrio sul filo dell’emergenza (vale la pena ricordare che solo nel 2018 per mancanza di impianti di trattamento ha inviato fuori regione circa 487mila tonnellate di rifiuti organici).

Salatissimo il conto delle tre delle procedure d’infrazione giunte a sentenza di condanna definitiva da parte della Corte di Giustizia Ue, con l’obbligo di pagare sanzioni multimilionarie fino alla piena risoluzione delle controversie. Un percorso ancora lungo. Dei 109 agglomerati urbani condannati nel 2018 per irregolare trattamento delle acque reflue ne restano da sanare 74, mentre le 200 discariche abusive mai bonificate oggetto di condanna nel dicembre 2014 sono diventate circa 40. Quanto al ciclo dei rifiuti in Campania,  dal 2015 la Regione continua a pagare una sanzione da oltre 40 milioni l’anno. Complessivamente, secondo il Wwf, al 31 dicembre 2018 l’Italia risultava aver pagato oltre 548 milioni di euro in multe legate alle tre procedure d’infrazione giunte a condanna.

Uno scenario alla luce del quale appare evidente come gli straordinari stanziamenti nell’ambito del Recovery Fund e del Green Deal europeo, uniti al prossimo ciclo di finanziamenti comunitari per gli anni 2021-2027, possano rappresentare per l’Italia un’occasione irripetibile per recuperare i ritardi e allinearsi agli ambiziosi obiettivi di sostenibilità europei, puntando su ricerca e innovazione e mettendo a sistema le migliori esperienze ed energie della green economy nostrana. Come proverà a fare il Green Symposium 2020,  l’agora green promossa da Ricicla.tv e Ecomondo. Due giorni di confronto, i prossimi 22 e 23 ottobre alla Stazione Marittima di Napoli, tra istituzioni nazionali, locali e comunitarie, imprese, esperti di settore e cittadini.

Dei quattro “symposia” in programma nella due giorni, il primo affronterà proprio il tema delle infrazioni Ue, del ritardo delle Regioni del Centro-Sud e dei progetti di rilancio messi in campo dalle amministrazioni locali. Ospiti della seconda sessione di lavori Alberto Pierobon, Assessore Energia e Servizi Pubblica Utilità – Regione Sicilia, Fulvio Bonavitacola, Assessore Ambiente Regione Campania, Canio Santarsiero – Amministratore Unico EGRIB (Ente di Governo per i Rifiuti e le Risorse Idriche di Basilicata), Gianni Stea, Assessore Ambiente Regione Puglia, Massimiliano Valeriani, Assessore Ambiente Regione Lazio, Sergio De Caprio, Assessore Ambiente Regione Calabria.

Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito ufficiale della manifestazione.

 

 

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