Giuseppe De Stefano
05/07/2017

La bellezza oltre i rifiuti: presentato “Immondezza”

Ultimo aggiornamento: 11 Luglio 2017 alle 11:07

Riappropiarsi di sé stessi riappropriandosi della bellezza. Un messaggio che si estende su molteplici piani di lettura quello del documentario “Immondezza” firmato da Mimmo Calopresti e presentato in anteprima questa mattina presso la Sala Capitolare del Senato alla presenza del sottosegretario del Ministero dell’Ambiente, Barbara Degani. L’opera nasce come racconto della terza edizione di Keep Clean And Run, la corsa contro il littering che quest’anno è giunta alla sua terza edizione, è partita dal Vesuvio per raggiungere l’Etna attraversando alcuni dei percorsi meno conosciuti e più affascinanti del Mezzogiorno. Anche le bellezze più inaccessibili si scoprono contaminate dai rifiuti, e percorrendo sentieri che vanno dai monti al mare viene simboleggiato un altro percorso, proprio quello dei rifiuti che ovunque siano abbandonati finiscono per essere trasportati al mare. Protagonista storico della corsa, e quindi anche del documentario, il presidente di Aica, Roberto Cavallo, che per primo ammette di esser rimasto sorpreso ed emozionato dal lavoro e dalle tante chiavi di lettura che riescono.ad andare oltre quella che era la motivazione principale e primaria, e cioè l’educazione e l’attivismo contro il fenomeno del littering. Nel viaggio si incontrano migranti che partecipano alla pulizia di quei posti, luoghi a volte storici, altre dimenticati, altre ancora da riscattare dall’illegalità che, ammonisce la visione del documentario, prolifera nel degrado e non ama la bellezza. Entra anche il tema del lavoro, con l’occasione di riscatto per il Sud che rende urgente e necessario anche in questo senso il recupero di materia grazie alle realtà produttive alimentate dalle filiere di riciclo e riuso, come il macero campano e le accaierie siciliane. Calopresti e Cavallo sono protagonisti di questo viaggio, che nel racconto diventa molto più di una corsa. “Immondezza” diventa, appunto, un modo per riappropriarsi di quella bellezza, un viaggio “circolare” di consapevolezza, perché la bellezza mostrata nel documentario non punta soltanto ad essere ammirata, ma è al contempo centrale e strumentale al messaggio: come su un circuito accompagna gli spettatori e torna nei loro occhi per convincerli tutti della necessità e dell’urgenza di partecipare a questo riappropriamento, di porre fine a questo spreco.

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