Ecoballe? Si smaltiranno (anche) in discarica

di Luigi Palumbo 10/01/2016

Due nuovi impianti da costruire, tre stir da rifunzionalizzare, un numero tutto da definire di cave da adibire allo smaltimento controllato dei residui. Obiettivo: giungere entro la fine del 2019 (e senza ricorrere alla costruzione di nuovi inceneritori) alla rimozione definitiva di 4 milioni e 300mila tonnellate di ecoballe, stoccate per l’80% nei mega siti di Giugliano, Villa Literno e Caivano. Dopo la pubblicazione dei bandi di gara per il trasporto fuori regione di una prima fetta da poco meno di un milione di tonnellate, la Giunta guidata da Vincenzo De Luca ha approvato il Piano straordinario per lo smaltimento in Regione delle rimanenti ecoballe. Il Piano, pubblicato lo scorso 4 gennaio sul Burc, si sviluppa secondo le linee programmatiche già emanate ad agosto dalla Giunta: apertura e rilavorazione delle balle finalizzata al recupero di materia, alla produzione di combustibile da rifiuti, ed allo smaltimento in discarica delle frazioni non destinabili all’una o all’altra linea di lavorazione. Sarà proprio quest’ultima soluzione quella che, stando al piano, riguarderà la quota maggiore di rifiuti provenienti dalla riapertura delle ecoballe.

Poco meno di un milione 700mila tonnellate di scarti finiranno infatti a riempire cave dismesse “ricadenti in territori contermini ai siti di stoccaggio di maggiori dimensioni”, da individuarsi tra quelle censite tra 2011 e 2012 dall’ex commissario straordinario alle discariche Annunziato Vardè. Le nuove discariche sorgeranno tra l’area a nord di Napoli ed il giuglianese e, a differenza di quanto previsto dagli studi di fattibilità realizzati dall’ex commissario, accoglieranno non solo frazione organica stabilizzata ma un misto di umido stabilizzato e secco derivante dal riprocessamento delle balle. “La volumetria complessivamente richiesta – si legge nel Piano ecoballe – risulta pari a circa 1.510.000 metri cubi” da reperire entro il 2017 e fino al 31 dicembre 2019. Costo dell’operazione discariche: 150 milioni di euro, di cui 120 per trasporto e smaltimento dei rifiuti risultanti dalla lavorazione delle balle, a valere sul fondo biennale da 300 milioni stanziato con la Legge di Stabilità 2016, ed altri 30 per la realizzazione degli sversatoi, a valere su risorse nazionali stanziate con la legge 1 del 2011 (legge nazionale per l’apertura di nuove discariche in Campania) e non ancora impegnate e su fondi europei.

Stando al Piano, queste ultime fonti di finanziamento serviranno poi a reperire i 120 milioni necessari a realizzare gli impianti per le altre due filiere di trattamento delle ecoballe. Per il recupero di materia riciclabile, principalmente metalli e plastiche, il Piano prevede l’adeguamento dell’impianto stir di Giugliano (costo 20 milioni) e la costruzione nella stessa area di un nuovo impianto di trattamento e selezione dei rifiuti (costo 25 milioni di euro). I due impianti, che secondo il cronoprogramma allegato al Piano dovrebbero entrare in funzione tra gennaio e luglio del 2017, tratteranno un milione 700mila tonnellate di ecoballe provenienti dal mega sito di Taverna del Re, per giungere entro la fine del 2019 allo svuotamento definitivo dell’area di stoccaggio. Risultato del processo, secondo le stime, il recupero di 430mila tonnellate di materia riciclabile e lo smaltimento in discarica di un milione 270mila tonnellate di rifiuti residui.

Sempre a fine 2019 è stato fissato il termine per la rimozione delle balle stoccate tra Caivano e Villa Literno che verranno invece destinate alla produzione di combustibile da rifiuti, il cosiddetto CSS, da bruciare in cementifici, termovalorizzatori e centrali elettriche fuori Regione. Con un investimento da 15 milioni si rifunzionalizzerà lo stir di Caivano per adibirlo alla produzione del combustibile, mentre 25 milioni serviranno a costruire un nuovo impianto per il CSS nelle adiacenze del sito provinciale di tritovagliatura ed imballaggio dei rifiuti. Anche qui i soldi verranno dalla legge 1 del 2011 e da fondi europei. Secondo il Piano questa linea di trattamento dovrebbe lavorare circa due milioni di tonnellate di balle e produrre un milione 400mila tonnellate di CSS, 200mila tonnellate di materia riciclabile e 400mila tonnellate di scarti non recuperabili, da smaltire nelle nuove discariche regionali. Ricapitolando: un milione 700mila tonnellate di ecoballe dovrebbero finire in discarica; un milione 400mila tonnellate dovrebbero diventare CSS; 630mila tonnellate dovrebbero essere avviate a riciclo. Costo complessivo della gestione ecoballe nelle tre filiere: 300 milioni, quelli stanziati dal Governo nel fondo biennale 2016-2017 istituito con l’ultima Legge di Stabilità.

Altri 15 milioni serviranno invece a rifunzionalizzare lo stir di Tufino, verso il quale verranno convogliati i flussi ordinari di rifiuti urbani un tempo destinati agli impianti di Caivano e Giugliano. Stando al cronoprogramma, l’iter tecnico-amministrativo per la realizzazione degli impianti (discariche comprese) dovrebbe concludersi entro la metà del 2016, mentre il termine dei lavori veri e propri è stato fissato a dicembre dello stesso anno. Un piano ambizioso che, proprio per questo, lascia spazio a molti interrogativi. Riuscirà De Luca a scongiurare lo scontro con i comitati anti discarica, essendo l’apertura di nuovi sversatoi parte imprescindibile del piano di smaltimento definitivo delle ecoballe? E poi, ancora, quali impianti accoglieranno il CSS prodotto a Caivano? Sono già stati studiati possibili accordi commerciali con cementifici e termovalorizzatori o c’è il rischio che il combustibile da rifiuti, una volta prodotto, finisca per accumularsi nelle piazzole degli impianti?

Dubbi anche sulla parte più nobile del Piano, quella del riciclo di plastica e metalli, vista la prevedibile riluttanza dei riciclatori ad accettare materiale rimasto a lungo – in alcuni casi per più di dieci anni – a contatto con rifiuti urbani indifferenziati di natura e provenienza impossibile da definire con assoluta certezza. Il grado di contaminazione dei materiali recuperati, soprattutto nel caso della plastica, potrebbe infatti essere tale da rendere troppo complesse e costose le operazioni di riciclo, spingendo di fatto fuori mercato gli stessi materiali. Cosa che, del resto, accade quotidianamente anche alle plastiche da raccolta differenziata, pur essendo queste ultime più “pulite” di quelle che verranno eventualmente recuperate dalle ecoballe. Eloquente l’ultimo rapporto del consorzio Corepla per il riciclo degli imballaggi in plastica: su un totale di 830mila tonnellate raccolte nel 2014 a livello nazionale, solo 450mila sono state avviate a riciclo, mentre 350mila tonnellate sono finite negli inceneritori e 64mila in discarica perchè scartate a valle dei processi di selezione qualitativa finalizzati al riciclo.

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