Rifiuti, l’Albo Gestori Ambientali è senza governance da oltre due mesi

di Luigi Palumbo 05/06/2023

Dalle verifiche per i responsabili tecnici alla sperimentazione del RenTRi: ecco i dossier che rischiano di saltare per il mancato rinnovo della governance dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali, senza vertici da oltre due mesi


Le imprese obbligate a iscriversi all’Albo Nazionale Gestori Ambientali sono senza governance da 68 giorni. L’ente del Ministero dell’Ambiente che fissa i requisiti di idoneità per comparti strategici dei servizi ambientali, dalle bonifiche al trasporto rifiuti, indirizzando operativamente il lavoro di oltre 160mila aziende pubbliche e private, è di fatto fermo da oltre due mesi. Che diventano però più di tre se si considerano anche i 45 giorni di ‘prorogatio’ che hanno fatto seguito alla scadenza naturale dell’organo direttivo, vale a dire il comitato nazionale, scoccata lo scorso 13 febbraio. Per rinnovarlo servirebbe un decreto del ministro dell’Ambiente, che però tarda ad arrivare. L’ente quindi esiste ma al momento è come congelato, non potendo né deliberare né tanto meno gestire l’ordinaria amministrazione (come i ricorsi o le richieste degli organi di controllo e delle forze dell’ordine). L’ultimo provvedimento adottato dal comitato nazionale – una delibera datata 13 febbraio – ha introdotto nuove modalità per l’esibizione in formato telematico dei provvedimenti d’iscrizione all’atto delle verifiche di controllo. Poi più nulla.

E se il rilascio delle iscrizioni, così come la verifica dei requisiti, continuano a essere garantiti dalle sezioni regionali e provinciali dell’Albo, l’assenza di una governance nazionale rende più complessa la necessaria attività di coordinamento tra i diversi livelli. Oltre a impedire, di fatto, qualunque forma di intervento a supporto delle aziende iscritte con chiarimenti o istruzioni operative. In cima alla pila dei dossier messi a rischio dalla ‘vacatio’ dei vertici nazionali dell’Albo c’è senza dubbio quello della tracciabilità informatica dei rifiuti. La pubblicazione del regolamento del nuovo sistema RenTRi ha aperto il periodo transitorio che entro i prossimi 18 mesi condurrà alla piena operatività della piattaforma. Nel frattempo, il Ministero dovrà rendere pubbliche le modalità operative di dettaglio, da definire di concerto con i portatori d’interesse. A questo scopo, dal 2021 l’Albo ha avviato un percorso di sperimentazione coinvolgendo attivamente imprese, associazioni e software house, ma sulla prosecuzione dei lavori del ‘laboratorio’ si allunga un’ombra di incertezza.

Come incerto appare anche il destino del ReCer, visto che il registro telematico delle autorizzazioni al recupero gestito direttamente dall’Albo si appresta a cambiare pelle in maniera radicale a partire dal prossimo 16 giugno. Con l’entrata in vigore del correttivo al decreto legislativo 116 del 2020, pubblicato nei giorni scorsi in Gazzetta Ufficiale, il database istituito nel 2021 per collezionare e rendere disponibili in via digitale le sole autorizzazioni ‘end of waste’ caso per caso (comprese le autorizzazioni semplificate al riciclo) sarà infatti chiamato a raccogliere tutte le autorizzazioni uniche “per i nuovi impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti” rilasciate da regioni, province e città metropolitane. Una modifica che farà aumentare in maniera esponenziale i provvedimenti che l’Albo dovrà ricevere e organizzare nel database digitale. Un lavoro immane. In assenza di una governance stabile, l’Albo rischia di presentarsi all’appuntamento con le armi spuntate.

Ma il nodo da sciogliere con maggiore urgenza resta quello delle migliaia di idoneità in scadenza per i responsabili tecnici. La data segnata in rosso sul calendario è quella del prossimo 16 ottobre: una volta passata, scadrà il requisito di idoneità dei RT che operano ai sensi del regime transitorio quinquennale, che sarebbe dovuto terminare a ottobre del 2022 e che invece era stato prorogato di un anno a causa dell’emergenza pandemica. Entro quella data i RT dovranno sostenere l’esame per il modulo o i moduli in scadenza presso le sedi regionali dell’Albo. Il problema è che se nei dodici mesi del 2022 le diramazioni territoriali hanno ospitato 4mila responsabili o aspiranti RT in 63 sessioni di esame, a febbraio scorso erano ancora 13mila le idoneità in scadenza da verificare, mentre le sessioni d’esame residue a oggi sono poco più di 40. Per questo motivo l’Albo aveva fatto sapere di stare valutando l’aggiunta di nuove date d’esame al calendario delle verifiche, che viene definito a livello nazionale e che per il 2023 era stato approvato a ottobre del 2022. Per aggiornarlo, però, serve prima nominare presidenza e comitato. A rischio c’è l’operatività di migliaia di imprese.

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