Rifiuti radioattivi: “Ritardi costano ai cittadini 300 milioni di euro”

di Rosanna Auriemma 30/03/2021

Approvata la relazione della Commissione bicamerale ecomafie sui rifiuti radioattivi. Muroni: “Ora accompagnare il dibattito sul Deposito Nazionale con trasparenza e correttezza”

“Senza la CNAPI, per anni la politica ha messo la testa sotto la sabbia“. Sono parole forti quelle dell’On. Stefano Vignaroli, Presidente della Commissione bicamerale “ecomafie”, che torna a stigmatizzare i rinvii, le omissioni e i ritardi nella chiusura del ciclo italiano di gestione dei rifiuti radioattivi, fotografandoli in maniera puntuale nella relazione approvata oggi all’unanimità. A partire da quelli legati al decommissioning, ovvero lo smantellamento delle ex centrali nucleari italiane. A parlare sono i numeri, che descrivono il quadro attuale con estrema chiarezza: per lo smantellamento delle centrali nucleari e la gestione dei siti di deposito temporaneo occorrono circa 7,9 miliardi di euro. Cifre da record, che tocca ai cittadini pagare. “Ogni anno in media si pagano circa 300 milioni di euro sui costi fissi della bolletta elettrica – aggiunge il Presidente Vignaroli – oltre ai 10 milioni di euro l’anno per la sola manutenzione di un sito nucleare, senza procedere con lo smantellamento”. Va da sé che più a lungo si protraggono le operazioni di decomissioning, più aumentano i costi a carico dei contribuenti.

Numeri alla luce dei quali non è difficile capire quanto per accelerare lo smantellamento delle centrali, ma soprattutto per gestire in sicurezza i considerevoli volumi di rifiuti radioattivi di media e bassa attività prodotti dall’operazione, ai quali vanno aggiunti quelli quotidianamente generati in campo medico e industriale, si renda necessaria la realizzazione del Deposito Nazionale. Al quale avviare solo in maniera transitoria, specifica la Commissione, i rifiuti ad alta attività che in una prospettiva futura dovrebbero essere poi stoccati in un unico deposito europeo. “Un evento importante è la pubblicazione della CNAPI per individuare le aree che possono ospitare il famoso deposito unico. Il percorso è stato lungo, ci sono stati continui rinvii. Possiamo dire che la Carta era già pronta addirittura da 5 o 6 anni. Lo scorso governo ha avuto il coraggio di pubblicare questa Carta, a differenza dei precedenti che hanno trovato delle scuse” precisa il Presidente della Commissione Ecomafie. Dopo anni di rinvii, spiegano i membri della Commissione, è giunto quindi il momento di dare il via a un sano dibattito, coinvolgendo i cittadini con una comunicazione chiara e trasparente. “Dobbiamo gestire questa eredità nucleare, non la si può cancellare. Che il governo faccia la sua parte accompagnando l’individuazione del luogo per il deposito nazionale con trasparenza, correttezza e investimenti che raccontino ai cittadini che questa è una scelta di sicurezza“, dichiara l’On. Rossella Muroni.

A fronte di una prima levata di scudi da parte delle regioni interessate dalla CNAPI, che non hanno perso tempo a manifestare le proprie ragioni per un secco “no”, giova ricordare, chiarisce la Commissione, i benefici che deriverebbero dalla realizzazione del Deposito Nazionale: previsto, infatti, un ingente investimento di circa 900 milioni di euro, accanto alla creazione di 4mila posti di lavoro per la costruzione del Deposito e ad altri mille posti fissi per la gestione. “Questa è un’opportunità – aggiunge il Presidente Vignaroli – e soprattutto potrà garantire una maggiore sicurezza dal punto di vista ambientale“. Nella relazione sono state inoltre esaminate le condizioni in cui operano, e con quale livello di efficienza, i diversi attori istituzionali in gioco, sia gli enti di controllo quali ISIN, per il quale appare quanto mai necessario un aumento delle risorse, sia la società di Stato responsabile del decommissioning SOGIN, i cui “continui cambi di vertice sicuramente non facilitano la programmazione nel lungo periodo”, chiarisce l’On. Vignaroli.

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