Rifiuti tessili, il Parlamento Ue chiede regole EPR entro dicembre

di Redazione Ricicla.tv 14/02/2024

Entro il 31 dicembre 2024 la Commissione europea dovrà definire le regole dei sistemi di responsabilità estesa del produttore per l’industria tessile. Lo chiede la commissione ENVI dell’europarlamento nel rapporto con gli emendamenti alla proposta di riforma della direttiva quadro rifiuti. Ma in mezzo ci sono le elezioni e il passaggio di consegne sul dossier


Entro il 31 dicembre di quest’anno, elezioni permettendo, la Commissione europea dovrà definire i criteri per l’istituzione di sistemi nazionali di responsabilità estesa del produttore nel settore tessile. Lo chiede la commissione ENVI del Parlamento europeo nel rapporto – adottato oggi a larga maggioranza – con le proposte emendative sullo schema di revisione della direttiva quadro rifiuti, presentata a luglio scorso da Bruxelles per rafforzare la disciplina comunitaria su due fronti chiave del piano d’azione sull’economia circolare, rifiuti tessili e scarti alimentari. Le proposte emendative della commissione ENVI, che ora dovranno essere discusse, integrate e approvate dalla plenaria, confermano lo schema proposto dall’esecutivo dell’Unione, alzandone però l’asticella dell’ambizione. In particolare sugli sprechi alimentari si chiede entro il 2030 di raddoppiare dal 10 ad almeno il 20% (rispetto alla media tra 2020 e 2022) l’obiettivo di riduzione nelle filiere produttive, e di portare dal 30 al 40% (rispetto al 2020) il taglio del ‘food waste’ pro capite generato dal consumo domestico, dalla ristorazione o dalla distribuzione. Con lo stesso obiettivo gli Stati membri dovranno garantire, tra l’altro, l’adozione di sistemi di etichettatura capaci di fornire informazioni chiare sulle date di scadenza dei prodotti.

Ma la parte più corposa dello schema di riforma di Bruxelles, e di conseguenza anche delle proposte emendative della commissione ENVI, riguarda la gestione dei rifiuti tessili e, in particolare, la proposta di istituire sistemi obbligatori di responsabilità estesa del produttore (o EPR) su base nazionale. Una proposta che ha incassato il placet degli eurodeputati, secondo i quali tuttavia l’attuazione della misura deve essere vincolata a un cronoprogramma più scadenzato e stringente di quello presentato da Bruxelles. Per la commissione ENVI, infatti, l’atto delegato che definirà le regole dei sistemi EPR per l’industria tessile dovrà essere adottato entro dicembre di quest’anno dalla Commissione europea – scadenza assente nella proposta di Bruxelles – mentre gli Stati membri dovranno attivare i sistemi entro 18 mesi dall’entrata in vigore della nuova direttiva e non entro i 30 proposti dalla Commissione. In più, la commissione ENVI chiede di estendere la portata dei regimi EPR, oltre a chi immette sul mercato prodotti di consumo come articoli di abbigliamento, accessori e calzature, anche ai produttori di tappeti e materassi. Per queste queste ultime due categorie entro il 31 dicembre 2027 gli Stati membri dovranno garantire che tutti i nuovi prodotti immessi sul mercato dell’Ue siano coperti dalle regole EPR. Stando a un emendamento della deputata Catherine Chabaud, i contributi versati dai produttori su ogni prodotto immesso a mercato dovrebbero inoltre essere modulati anche “in proporzione al rilascio di microplastiche”.

Le proposte di modifica approvate oggi in commissione ENVI vanno anche oltre il perimetro dei soli rifiuti tessili e degli sprechi alimentari. Tra gli emendamenti di compromesso che hanno ottenuto il via libera degli eurodeputati è destinato a far discutere quello che “incoraggia” gli Stati membri “dove opportuno” a introdurre sistemi di selezione dei rifiuti urbani residui “per evitare che i rifiuti che possono essere preparati per il riuso o riciclati vengano inviati a incenerimento o discarica”. Si tratta di una versione più morbida (di compromesso, appunto) di una serie di emendamenti presentati dai parlamentari del fronte verdi e sinistra per chiedere l’introduzione obbligatoria di sistemi di selezione. Misura la cui adozione, fortemente sollecitata dalle organizzazioni ambientaliste, Zero Waste Europe in testa, era stata criticata dalle principali associazioni europee delle imprese del waste management e del riciclo, secondo le quali prima di introdurre un obbligo ne andrebbero valutati attentamente i costi e benefici economici e ambientali.

Gli emendamenti alla proposta di revisione della direttiva rifiuti saranno votati in aula a marzo (la data segnata sul calendario, per ora , è quella dell’11), prima della sospensione dei lavori in vista delle elezioni di giugno. Toccherà quindi di fatto al prossimo Parlamento portare avanti i negoziati a tre con gli Stati membri (che non hanno ancora adottato una posizione negoziale) e con la futura Commissione. Tenuto conto dei tempi che occorreranno per il passaggio di consegne sul dossier (solo uno di una lunga lista) e di quelli necessari ad avviare e concludere i negoziati, insomma, appare difficile che si possa arrivare a un accordo definitivo sul testo, e alla pubblicazione della nuova direttiva nella Gazzetta Ufficiale dell’Ue, entro il 31 dicembre di quest’anno. Termine entro il quale, secondo gli eurodeputati, la nuova Commissione dovrà definire le regole per l’istituzione dei sistemi di responsabilità estesa del produttore. Una questione che interessa, e molto da vicino, anche il governo italiano, visto che proprio nell’attesa delle nuove regole europee il Ministero dell’Ambiente ha scelto di mettere ‘in stand by’ i lavori sulla propria proposta di regolamento EPR per l’industria tessile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *