Rivoluzione Ue, quattro proposte per rendere il mercato più circolare e sostenibile

di Redazione Ricicla.tv 30/03/2022

Presentato il pacchetto di misure per rendere i prodotti sul mercato dell’Ue più sostenibili e circolari, a partire da quelli del settore tessile. Timmermans: “Ridurremo la vulnerabilità delle nostre catene del valore”

Un pacchetto di quattro proposte per spingere l’applicazione dei principi dell’economia circolare nel mercato dell’Ue, puntando entro il 2030 a un taglio dei consumi di energia pari a quella generata dal gas naturale oggi importato dalla Russia. È quello lanciato oggi dalla Commissione europea, con l’obiettivo di tagliare gli sprechi, aumentare il riciclo e ridurre la dipendenza dell’Unione dall’importazione di risorse naturali. Nuove regole per rendere quasi tutti i beni fisici sul mercato dell’Ue più rispettosi dell’ambiente, circolari ed efficienti dal punto di vista energetico; una strategia per rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili; una terza proposta per accelerare l’adozione di standard di sostenibilità nel mercato dei materiali da costruzione e in ultimo nuove misure per per responsabilizzare i consumatori nel processo di transizione verde. Quattro nuovi tasselli che vanno ad aggiungersi al quadro disegnato da Bruxelles nel Piano d’azione sull’economia circolare presentato nella primavera del 2020 come parte integrante del Green Deal.

“Le proposte di oggi – ha dichiarato il vice presidente esecutivo della Commissione Frans Timmermans – garantiranno che in Europa vengano venduti solo i prodotti più sostenibili. Consentono ai consumatori di risparmiare energia, riparare e non sostituire i prodotti rotti e fare scelte ambientali intelligenti quando ne acquistano di nuovi. È così che riportiamo l’equilibrio nel nostro rapporto con la natura e riduciamo la nostra vulnerabilità alle interruzioni nelle catene di approvvigionamento globali”. L’imperativo, dice la Commissione, è mettere a sistema i principi e le regole dell’ecodesign, che hanno già dato risultati importanti in Europa. Secondo Bruxelles, solo nel 2021 i requisiti di progettazione ecocompatibile esistenti hanno consentito ai consumatori di risparmiare 120 miliardi di euro, con una riduzione del consumo energetico annuo del 10%. Entro il 2030, dichiara l’esecutivo Ue, il nuovo quadro può portare a 132 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti di risparmio di energia primaria, che corrispondono all’incirca a 150 miliardi di metri cubi di gas naturale, quasi l’equivalente dell’importazione di gas russo da parte dell’UE.

La prima proposta del pacchetto interviene proprio sull’attuale quadro di progettazione ecocompatibile, con un nuovo schema di regolamento che punta ad ampliare la gamma di prodotti coperti e la portata dei requisiti cui questi devono essere conformi. Vengono introdotti nuovi criteri per l’efficienza energetica, ma anche per la circolarità e per la riduzione complessiva dell’impronta ambientale e climatica dei prodotti, cosa che, dice la Commissione, “porterà a una maggiore indipendenza energetica e di risorse e a un minore inquinamento”. La proposta di regolamento, garantisce Bruxelles, rafforzerà il mercato unico introducendo regole armonizzate per tutti gli Stati membri, inclusa la possibilità di fissare criteri ambientali minimi obbligatori per gli appalti pubblici. Tutti i beni regolamentati dovranno essere dotati di passaporti di prodotto digitali, cosa che ne semplificherà la riparazione o il riciclo e faciliterà il tracciamento delle sostanze problematiche lungo la catena di approvvigionamento.

Nel pacchetto trova spazio anche l’attesa strategia per la sostenibilità e circolarità nel settore tessile, tra gli ambiti d’intervento individuati come prioritari dalla Commissione, il quarto a maggior impatto sull’ambiente e sui cambiamenti climatici dopo cibo, alloggio e mobilità, spiega Bruxelles. Undici i kg di tessuti buttati via da ogni cittadino europeo in un anno. L’obiettivo è allungare la vita utile dei prodotti immessi sul mercato dell’Ue e migliorare la loro riciclabilità entro il 2030, anche incentivando l’utilizzo di fibre e materiali di migliore qualità. “Fast fashion should be out of fashion”, il fenomeno fast fashion dovrebbe essere fuori moda, scrive la Commissione. Tra le misure previste dalla strategia l’introduzione di nuovi requisiti di design obbligatori, incluse misure per regolamentare i processi produttivi e limitare, tra l’altro, il rilascio di microplastiche nell’ambiente. Nell’ambito della revisione della direttiva quadro sui rifiuti, prevista per il 2023, verrà introdotto uno schema di sistema EPR obbligatorio armonizzato per tutti i Paesi membri dell’Ue, aggiunge la Commissione. L’idea di Bruxelles è quella di modulare il contributo ambientale versato dai produttori per ogni capo sulla base della sua sostenibilità, incentivando i design ecocompatibili.

Tra gli interventi settoriali anche la proposta di revisione del regolamento europeo sui prodotti da costruzione, per rafforzare in chiave sostenibile la disciplina in vigore dal 2011. Gli edifici, ricorda la Commissione, sono responsabili di circa il 50% dell’estrazione e del consumo di risorse e di oltre il 30% dei rifiuti totali dell’Ue generati ogni anno, ma anche del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas serra legate all’energia. I nuovi requisiti garantiranno che la progettazione e la produzione di prodotti da costruzione puntino a renderli più durevoli, riparabili, riciclabili e più facili da ricostruire. I produttori, nello specifico, saranno obbligati a utilizzare prioritariamente nei propri cicli materiali riciclabili e a rispettare gli obblighi di contenuto minimo di materia riciclata. Per dimostrare che i prodotti soddisfino i requisiti, “il produttore – chiarisce la Commissione – dovrà redigere una dichiarazione di prestazione e una dichiarazione di conformità e apporre la marcatura CE”.

Il pacchetto presentato dalla Commissione non punta solo a rendere più sostenibile l’offerta di prodotti sul mercato dell’Ue ma anche a responsabilizzare la domanda, con una proposta di revisione della direttiva sui diritti dei consumatori che obbliga i produttori a fornire informazioni puntuali sulla durabilità e la riparabilità dei prodotti. Anche i venditori saranno obbligati a fornire informazioni sulle riparazioni, come l’indice di riparabilità (se applicabile), o altre informazioni sulla riparazione messe a disposizione dal produttore, come la disponibilità di pezzi di ricambio o un manuale di riparazione. In più, con una serie di modifiche alla direttiva sulle pratiche commerciali sleali la Commissione alza un muro contro il ‘greenwashing’, aggiungendo nella cosiddetta ‘lista nera’ anche l’obsolescenza programmata, le dichiarazioni ambientali vaghe, parziali o addirittura fasulle, l’esibizione di marchi di sostenibilità che non siano basati su sistemi di verifica accreditati o autorizzati dalla pubblica autorità. “Per diventare i veri attori della transizione verde i consumatori devono avere il diritto di essere informati per compiere scelte sostenibili e devono essere tutelati dalle pratiche commerciali sleali che abusano del loro interesse ad acquistare prodotti verdi” ha dichiarato Didier Reynders, Commissario per la Giustizia.

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