Sardegna, al via esercitazione internazionale antinquinamento

di Redazione Ricicla.tv 12/09/2018

Ogni anno, il Mar Mediterraneo subisce sversamenti di idrocarburi per circa 600.000 tonnellate; sono stati 27 gli incidenti occorsi nel Mediterraneo negli ultimi trent’anni, che hanno prodotto uno sversamento in mare di circa 272.000 tonnellate di petrolio. A questi eventi, si aggiungono anche tutti gli sversamenti in mare volontari di idrocarburi da navi, cosiddette “attività operazionali”, che hanno gravemente compromesso l’ecosistema, determinando danni ambientali difficilmente calcolabili persino dagli attuali sistemi di indagine scientifica. Negli ultimi decenni, la comunità internazionale si è impegnata per l’adozione di norme maggiormente stringenti per garantire un maggior tasso di sicurezza ambientale del trasporto in mare.

Il Mare Nostrum è ancora oggi una fonte inestimabile di biodiversità: sono presenti infatti 12.000 specie marine, circa il 10% del totale degli animali che popolano i mari del pianeta. La superficie dei suoi oltre 46.000 km di costa ha dato riparo e sostentamento, per migliaia di anni, a molte popolazioni fino ai giorni nostri. Un bacino prezioso per la vita degli organismi marini, ma anche per la sopravvivenza dell’uomo: un mare, con capacità di rinnovamento della sola massa d’acqua superficiale calcolato in ben cento anni, stressato dall’altissimo indice di urbanizzazione della sempre più crescente popolazione umana e dai conseguenti usi del mare, quali lo sfruttamento delle risorse minerarie, edibili, trasporto marittimo, industria turistica. Per quanto concerne il traffico marittimo, nel mar Mediterraneo operano annualmente circa 200.000 imbarcazioni di grandi dimensioni fra traghetti, cargo e imbarcazioni commerciali di cui circa 300 navi cisterna giornaliere che trasportano prodotti petroliferi. Nel suo bacino transitano via nave oltre 350 milioni di tonnellate annue (oltre il 25% del quantitativo mondiale).

L’ISPRA e l’ARPA Sardegna partecipano oggi, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, ad un’esercitazione che prevede la simulazione di un’avaria/sinistro di una nave in transito dalle Bocche di Bonifacio verso l’isola di Caprera, con conseguente sversamento di circa 200 tonnellate di carburante, con conseguente spiaggiamento di una parte dell’inquinante sia sulla costa nord-orientale della Sardegna sia sul Parco de La Maddalena.

Tale simulazione è prevista dall’Accordo italo-franco-monegasco denominato “RAMOGE”, che ha lo scopo di intensificare la cooperazione scientifica, tecnica, giuridica e amministrativa e fornire uno strumento con cui i governi francese, monegasco e italiano mettono in atto delle azioni di gestione integrata del litorale, finalizzate alla prevenzione e alla lotta contro l’inquinamento dell’ambiente marino. La zona interessa la Regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra, il Principato di Monaco, Corsica e le Regioni Liguria, Sardegna, Toscana e Lazio. L’ARPA Sardegna e l’ISPRA assicureranno il supporto tecnico e operativo per la verifica delle conseguenze ambientali degli inquinanti, il supporto alla scelta delle misure di intervento e gestione dell’emergenza, in supporto alla Guardia Costiera, al Ministero dell’Ambiente e per la Tutela del Territorio e del Mare, alla Prefettura di Sassari e alla Protezione Civile. Parteciperanno, inoltre, le Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente il cui territorio ricade nell’area RAMOGE in qualità di osservatori.

Nel 1993, Francia, Italia e Principato di Monaco decisero, nell’ambito dell’Accordo RAMOGE, di istituire un piano di intervento per la lotta contro gli inquinamenti marini accidentali nel Mediterraneo, denominato RAMOGEPOL. La zona di applicazione del piano si estende dalla foce del Rodano, ad ovest, al faro di Capo d’Anzio ad est, comprendendo Sardegna e Corsica.

Per testare l’efficacia del piano RAMOGEPOL vengono, dunque, regolarmente organizzate esercitazioni di simulazione di lotta a inquinamenti accidentali che mobilitano ingenti risorse umane e materiali. Queste esercitazioni su scala reale permettono di valutare la reattività dei mezzi mobilitati in caso di vero inquinamento e di capire il livello di interazione tra le organizzazioni dei tre paesi, per acquisire maggiori conoscenze sulle modalità di organizzazione nella lotta agli inquinamenti, per trovare soluzioni tecnico/scientifiche e aumentare il livello di operatività dei rispettivi sistemi di intervento e gestione dell’emergenza

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