Redazione Ricicla.tv
15/11/2019

Trasporto rifiuti, focus sull’evoluzione del settore

Ultimo aggiornamento: 2 Novembre 2019 alle 14:11

Dai primi trasporti su gomma degli Anni ‘50, a quelli di sostanze pericolose, ai servizi di spurgo su vasta scala risalenti al 1970, antesignani tutti della moderna logistica industriale, base e fondamento di una storia di successo familiare e d’impresa, in questa virtuosa trasformazione, ancora in corso, mentre si parla molto di industry 5.0 nonché di business digitale, ‘Gruppo Marazzato’ ha già felicemente imboccato concretamente queste strade. A partire dal 1994 il giovane Alberto, insieme ai fratelli Davide e Luca, ha fatto il proprio ingresso nel ‘Gruppo Marazzato’: che porta, da quasi 70 anni, il loro cognome

Alberto Marazzato, quali sono i cambiamenti principali, oggi, nel settore delle soluzioni ambientali?

“Il modello aziendale fortemente tradizionale, che faceva riferimento a quello delle tipiche imprese industriali degli Anni ’70, è stato rivisto completamente mettendo al centro il concetto di squadra tramite processi operativi basati sul lavoro in team interfunzionali. E, con lui, anche la collaborazione a tutti i livelli e la condivisione delle informazioni, sia all’interno che all’esterno del Gruppo con fornitori, partners e clienti”.

Un percorso di cambiamento importante che, nel frattempo, ha dovuto necessariamente confrontarsi anche con il sopraggiungere della crisi.

“Che, certamente, ha reso le cose più difficili, ma che ci ha altresì motivato ancora di più ad aprire con rapidità l’azienda a nuovi mercati: avviando così, contestualmente, una solida strategia di ricerca di solidi e affermati partners esteri, grazie alla cui efficace interazione è stato possibile massimizzare la già ampia gamma di servizi offerti”.

In che modo avete reagito?

Il percorso sin qui fatto si riassume con i numeri del fatturato del Gruppo: nel 2016 i ricavi erano stati pari a 35 milioni di euro, nel 2017 42 milioni, e nel 2018 abbiamo toccato quota 47 milioni. Abbiamo quindi rafforzato la tendenza continuando a crescere grazie al percorso di change management, che porto avanti insieme ai miei fratelli Davide e Luca da diversi anni. A onor del vero, riconosciamo volentieri di essere stati coadiuvati dal fatto che questa azienda ha sempre mantenuto la capacità di generare profitti e risorse per investimenti anche negli anni più difficili. In ogni caso, tenere la barra del cambiamento a dritta durante la crisi è stata un’impresa”.

Quale invece, oggi, la posizione ricoperta sul mercato?

“La crisi ci ha reso più forti, senz’altro. Più consapevoli, mi sento di dire, e pronti a investire ingenti risorse in studi, acquisizione di nuovi know-how. A osare di più, con l’occhio attento a formazione e cambiamento, Motivo per cui, al momento attuale, ‘Gruppo Marazzato’ è un esempio di punta di quelle eccellenze italiane per lo più definite come ‘multinazionali tascabili’: da piccola ditta individuale post bellica, ha assunto le dimensioni e le proporzioni di un Gruppo integrato di soluzioni ecologiche per il pianeta dislocato in più sedi operative e uffici commerciali in Italia che genera un fatturato annuo superiore ai 45 milioni di euro, con oltre 250 dipendenti diretti e più di 200 mezzi operativi propri. Contiamo di chiudere il 2019 attorno ai 50 milioni. Numeri che si moltiplicano esponenzialmente grazie a ‘Beetaly’, la rete d’impresa da noi ideata e che oggi costituisce e rappresenta il primo player nazionale nella fornitura di servizi ambientali a industrie, istituzioni, professionisti e privati”.

Può darci un’idea, gentilmente?

“Siamo oggi un polo espanso di 7 partner multiservizi in un’ottica strategica di integrazione e coordinamento armonico e funzionale di più realtà pluripotenziali: che, insieme a 20 aziende dislocate in tutta Italia, riescono a esprimere un parco mezzi di oltre 1300 unità operative, oltre 17.000 clienti serviti in media all’anno, e una forza di smaltimento di ben più di 1.300.000 tonnellate di rifiuti. Come anche per le api, i nostri valori sono sinergia e operosità, radici di una mission tutta rivolta alla salvaguardia e tutela dell’ambiente che ci circonda”.

Quale, attualmente, lo scenario della competition del mercato nel quale opera ‘Marazzato’?

Difficile e complesso, senza dubbio. Fortunatamente, la crescente solidità acquisita e consolidata dal Gruppo in questi primi circa 70 anni di vita ci rende un partner contrattualmente affidabile per privati, imprese ed enti pubblici: il resto lo fa l’impegno, che il mercato ormai ci ha riconosciuto, legato soprattutto a una naturale capacità di adattamento alla gestione e soluzione di qualsivoglia emergenza ambientale. Siamo infatti, per dirla con un ossimoro reale, una piccola multinazionale tutta italiana”.

Da quali motivazioni ha preso origine il processo di change management?

“Il tutto nasce dalla duplice lungimiranza sia di mio nonno, Lucillo, che di mio padre, Carlo. Uomini entrambi con i piedi ben piantati nel presente, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Questi due capi azienda illuminati e carismatici sono sempre stati percorsi da un solo interrogativo: alias, come continuare a far sì che, secondo gli stilemi di un virtuoso percorso di crescita e sviluppo costanti, il ‘Gruppo Marazzato’ potesse continuare a essere una protagonista di riferimento del mercato in cui opera. Passando dalla dimensione ‘azienda di famiglia’ a quello di ‘impresa industriale’. E a tal riguardo hanno espresso un mandato preciso: “Dobbiamo continuare a essere predatori, senza diventare prede”. Il ‘come’ progettare e sviluppare una strategia di cambiamento anche nel Terzo Millennio per dare corso a questo obiettivo è stato affidato alla nuova funzione di Direzione Generale, che ricopro da diversi anni, e a una massiccia riorganizzazione interna per impostare al meglio il rapporto tra obiettivi e risorse. In sintesi, il sottoscritto con i suoi fratelli, insieme ai professionisti competenti di cui ci avvaliamo costantemente, sia all’interno che all’esterno”.

Quali le trasformazioni principali, attuate con i Suoi fratelli, in questo piano di rinnovamento?

“L’azienda era strutturata con tutte le funzioni di una qualsiasi grande impresa industriale. Occorreva, però, massimizzare l’interazione delle persone nei processi aziendali, sia tra i vertici, sia tra coloro che lavoravano nei diversi settori: una perfetta organizzazione a silos che necessitava, comunque, di una profonda trasformazione intrinseca per far fronte e star dietro al meglio ai cambiamenti epocali, rapidi e veloci, che invece caratterizzano la vita del nostro mercato. Abbiamo quindi subito pensato che, per migliorare le cose, bisognasse partire dal coinvolgimento di tutti”.

E’ la squadra che vince.

“Di certo è stata una novità importante per ‘Marazzato’, e devo dire che la sfida è stata anche ben accolta e raccolta. Il processo di cambiamento è stato portato avanti sostanzialmente con la squadra di valenti manager che abbiamo fortemente voluto accanto a noi: naturalmente, con Davide e Luca apportato le necessarie trasformazioni grazie anche a un ricambio generazionale naturale. Ovviamente ‘tanto di cappello’ a chi ci ha preceduto, e che ha saputo portare l’azienda a questi livelli, consentendoci di poter affrontare un processo di cambiamento durante un periodo di crisi, con il terreno ben solido sotto ai nostri piedi”.

Quali benefici avete ottenuto, promuovendo l’operatività in team?

“Per prima cosa, abbiamo accelerato il processo di conoscenza dell’azienda, del suo business e del suo mercato. In secondo luogo, abbiamo esteso la possibilità ai manager che non partecipavano ai processi decisionali di esserci al 100%, e quindi alla pari degli altri di poter sentire, capire e interagire: fatto non così scontato, per un’azienda nata come nucleo familiare e sviluppatasi in modo rapido ed esponenziale. Inoltre, si è cercato in particolar modo di dare l’esempio alle nostre risorse umane di come si costruisce e gestisce un team: aspetto, questo, al quale nessuno era ancora ben abituato. Quello che stava succedendo a livello del top management, seguito al naturale switch-off con la ‘prima era’ rappresentata da nostro padre e ancor prima dal nonno, è stato quindi riportato e replicato nel resto dell’azienda”.

Con che funzione e finalità, Marazzato?

“Fin da subito, la fase evolutiva è stata accompagnata da importanti investimenti costanti in formazione con percorsi dedicati alla gestione del cambiamento, al team building: cercando di agire sui comportamenti e sulla relazione, che hanno coinvolto ogni persona dell’azienda. Abbiamo stravolto le regole del gioco, con il coinvolgimento a tutto campo, creando e diffondendo altresì motivazione e fiducia”.

E, così facendo, ha vinto?

“Vincere, per chi parla, significa continuare a evolvere giornalmente senza mai stancarsi: con costanza, impegno e operosità, senza proclami e autocelebrazioni sterili. Abbiamo quindi potuto mappare il business e descrivere i tre processi nei quali si configurano tutte le aziende industriali: quello della supply chain, dello sviluppo servizi. E, naturalmente, l’aspetto commerciale. In ognuno abbiamo individuato punti di forza e di debolezza e le azioni di miglioramento. Grazie a questo nuovo clima, nel giro di pochi mesi, per la prima volta tutti assieme i manager e i professionisti di quest’azienda, con il sottoscritto e i miei fratelli, hanno preparato il primo piano triennale del Gruppo Marazzato”.

Dunque, la strategia è stata quindi articolata in piani operativi di business e di miglioramento?

“Mi riferisco al processo sviluppo-servizi: governato nella fase precedente per lo più, principalmente, dall’ufficio tecnico con diversi vantaggi. Con l’attuale governance siamo intervenuti modificando l’approccio: al punto che, invece, oggi quell’attività è divenuta interfunzionale. Si lavora in gruppo, sotto il coordinamento di un team leader che non necessariamente proviene dall’ufficio tecnico. Tutte le funzioni interagiscono all’interno del gruppo; il marketing e le vendite portano le loro proposte, esprimendo il loro punto di vista che viene condiviso e analizzato in maniera approfondita e organica. Insieme, per l’appunto”.

Un esempio?

“Due, in realtà. Il primo, a Milano, ove l’occasione è stata l’intervento su di un’area dismessa in una zona ad alta densità abitativa, che ha portato il cantiere in fieri a essere scelto dalla locale ASL quale esempio virtuoso per un progetto-pilota, in via sperimentale su scala nazionale, per il monitoraggio e l’osservazione attenta degli ambienti di lavoro durante gli scavi di bonifica”.

Per quale motivo?

“Durante lo svolgimento di tutte le operazioni, abbiamo puntualmente condiviso ciò che accade con gli attori dell’area di intervento: in un clima di confronto sereno, rispettoso e costante tra le maestranze del Gruppo e i residenti del luogo resosi mediante avvisi, incontri e comunicazioni, diramati anche agli Enti di controllo e la Polizia locale, con il coinvolgimento sistematico e sistemico di tutti i soggetti aventi diritto e titolo”.

Il secondo, invece?

Più che una bonifica, riguarda un intervento massiccio di riqualificazione di un sito ecologico a Villastellone, nel torinese, ove abbiamo rilevato dal fallimento un impianto problematico figlio di precedenti gestioni fuori controllo e altresì un tempo sovradimensionato per risorse impiegate. E, soprattutto, oggetto di continui scontri con la popolazione locale. Lo abbiamo ricondizionato e adeguato, in un’ottica antinquinamento e riduzione dell’impatto ambientale, con ingenti investimenti, salvando ben 50 posti di lavoro che altrimenti sarebbero andati irrimediabilmente perduti”.

Qual è stata, in questo caso, la reazione della gente?

“Abbiamo recuperato la fiducia dei cittadini e instaurato con loro un rapporto prima d’ora mai così collaborativo. Al punto da aver intessuto insieme e di concerto importanti iniziative di rilancio e valorizzazione del territorio circostante, grazie altresì al dialogo pari grado positivamente aperto con istituzioni, associazioni del territorio, scuole e parrocchia. Fare ambiente, per noi, significa anche e soprattutto valorizzare i territori”.

Sappiamo che siete operativi anche a Genova, nell’area di cantiere dell’ex ‘Ponte Morandi’.

“Onorati e lieti di dare il nostro contributo sotto gli aspetti ambientali prodromici alla rinascita della nuova opera progettata dall’architetto Renzo Piano, in seguito al drammatico crollo: e fare, per così dire, ‘piazza pulita’ del passato. Per lasciare ampio campo e spazio al futuro, in cui sicuramente anche la sicurezza nelle infrastrutture legate ai trasporti veicolari giocherà un ruolo ben maggiore”.

Quale, invece, all’interno del ‘Gruppo’, le quote rosa?

“Da tempo abbiamo intrapreso, con risultati interessanti, un percorso di sperimentazione in tal senso: inserendo, progressivamente, figure femminili in ruoli-chiave per l’azienda, sia in ambito amministrativo che tecnico e commerciale. Quanto di buono da loro fatto, ci ha convinto a perseguire fiduciosi questa strada: affidando anche internamente la gestione dell’ufficio marketing a due giovani professioniste”.

Non sono mancati, inoltre, i momenti difficili: tra cui, in particolare, anche una singola vicenda giudiziaria da cui è uscito incolume, con piena assoluzione.

“Si riferisce alla maxi inchiesta per corruzione negli appalti della Metropolitana Milanese? Ne parlo serenamente. Acqua passata, fortunatamente. San Giovanni Paolo Secondo ripeteva spesso che “La pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà”: felice di aver ottenuto le prime due, grazie alla competenza dei giudici. La terza e la quarta, invece, me le guadagno giornalmente sul campo, grazie a famiglia e lavoro”.

Le fake news abbondano anche nel settore dell’informazione e dell’energia. Mai così tanto, però, come in quest’epoca digitale.

“Il mercato dei rifiuti, insieme a quelli che Lei ha citato, sono perni portanti del tessuto economico nazionale: in cui massima è, da sempre, la concentrazione di attenzione e interessi. Logico pensare che in tali contesti, per la logica del “Piatto ricco, mi ci ficco!”, vi possano anche essere soggetti disposti a tutto. Solo che, come pure nel poker – Terence Hill e Bud Spencer lo ricordavano spesso -, vi sono delle regole: e noi abbiamo fondato il nostro successo rispettandole, senza mai discuterle: specialmente in situazioni critiche, come quelle che ha menzionato. Anche se, spesso e volentieri, alla lunga, l’onestà paga sempre”.

Per il Professor Alessandro Meluzzi, noto accademico e opinionista tv, siete “un’attività industriale positiva, espressione di civiltà, cultura, buon senso e saggezza”. Un pubblico attestato di stima in tema di valori familiari e cultura d’impresa, grazie anche alla vostra affascinante collezione di camion storici del ‘900.

“E lo ringrazio nuovamente per questo. Affetti, lavoro, e coraggio: il successo, quando arriva, è solo una conseguenza dei primi tre. Siamo ancora oggi figli degli anni ’50, di un mondo nuovo che aveva fame e sete, voglia di sognare e desiderio di bellezza. Proseguiamo oggi ancor più convinti sulle orme dei padri, con l’occhio attento agli sviluppi del presente, e lo stesso, immutato entusiasmo di allora nel dare il nostro personale contributo quotidiano per un mondo migliore”.

Quale, Marazzato, il vostro pensiero su Greta Thunberg e ‘Fridays for Future’?

“Consideriamo con attenzione costante il confronto costruttivo con quanto la realtà dei media offre, a livello globale, nel settore della tutela dell’ambiente. Di certo, emerge con evidenza un fatto su tutti: i giovani, gli studenti, sono sensibili alle tematiche ecologiche: aspetto, questo, che va ancor più accentuandosi. E, come tali, vanno ascoltati, aiutati, formati, non c’è dubbio. Per noi, l’interazione e lo scambio con loro è fondamentale”.

Che ruolo rivestono, scuola e sociale, nei vostri piani di sviluppo?

“Oramai da diversi anni portiamo avanti un percorso con l’obiettivo di rendere la nostra presenza ecosostenibile, fornendo sostegno concreto anche a chi ci sta intorno nell’adozione di corrette abitudini di consumo per la buona salute del pianeta. Abbiamo, quindi, avviato una positiva fase di sperimentazione, nel Vercellese, legata a progetti di fornitura di stoviglie biodegradabili agli eventi e sagre della provincia, di supporto ai gruppi di raccolta rifiuti organizzati dai privati cittadini, nonché di fornitura delle borracce biodegradabili ai bambini delle scuole. E contiamo di espandere presto tali progettualità anche altrove”.

Avete in atto anche iniziative di sensibilizzazione rivolte agli adulti?

“Tutti gli anni, in collaborazione con ReteClima, progetto di cui siamo partner finalizzato alla sostenibilità e al contrasto concreto al cambiamento climatico, sosteniamo programmi di riforestazione in tutta Italia per compensare le nostre emissioni di CO2: a cui partecipano attivamente anche i nostri dipendenti, sporcandosi letteralmente le mani. Tutto ciò per far comprendere che non occorre molto per ridurre l’impatto dell’uomo sull’ambiente: piccole modifiche ai nostri comportamenti e modi di vivere possono recare enormi risultati, a beneficio di tutti”.

Che cosa sarà il ‘Gruppo Marazzato’, nel 2020?

“Un aggregatore che moltiplica persone, professionalità e competenze. Un incubatore, o meglio, un hub in evoluzione costante, affidabile e rodato, spero veloce, che comunica e condivide informazioni, idee, prospettive, soluzioni, risultati e progetti in tempi quasi reali: sia al suo interno che con il mondo esterno, ovvero fornitori, partners e clienti. Ma, soprattutto, un promotore di piani di sviluppo avanguardistici e concreti in termini di economia circolare, capace di produrre sostenibilità, ricchezza e benessere dall’interno verso l’esterno. Per noi, per tutti quelli che popolano il nostro mondo, nel rispetto primario e imprescindibile del pianeta. Solo così possiamo continuare a essere una realtà aperta e globale al servizio di chi sceglie liberamente di continuare a darci ogni giorno fiducia”.

 

 

 

 

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