Abiti usati, allarme per rischio di speculazioni sull’export verso il Pakistan

di Redazione Ricicla.tv 13/05/2025

Le tensioni tra India e Pakistan stanno facendo aumentare i costi delle spedizioni di abiti usati e rifiuti tessili, con il rischio di “possibili azioni speculative”, denunciano ARIU e UNIRAU

Dopo Ucraina e medio oriente, la riaccensione del fronte di tensione tra India e Pakistan torna a impattare sugli interscambi commerciali, innescando la spirale dell’aumento dei costi della logistica e aprendo a possibili rischi speculativi. Rischi che non risparmiano il mondo dei rifiuti e dei beni usati, che vede in India e Pakistan due dei principali partner commerciali dell’Ue. A lanciare l’allarme sono le associazioni ARIU e UNIRAU, rappresentative della filiera della raccolta, riuso e riciclo dell’abbigliamento usato, che in una nota “esprimono profonda preoccupazione per l’ennesimo incremento dei costi di spedizione via mare verso il Pakistan”, invitando il governo a vigilare sul fenomeno e a contrastare “possibili azioni speculative”.

Secondo Eurostat, nel 2023 l’Ue ha spedito verso il Pakistan circa 173 mila tonnellate di rifiuti tessili, composti per la maggior parte da capi non riutilizzabili da riciclare. Flussi i cui costi stanno lievitando di pari passo con l’escalation militare al confine con l’India, altro grande importatore di rifiuti tessili. “Assistiamo all’ormai ricorrente dinamica per cui le instabilità geopolitiche sempre più diffuse si traducono in rincari non sempre giustificati nella logistica internazionale – scrivono le sigle associative – un meccanismo che, come già accaduto lo scorso anno con la crisi nel Canale di Suez, colpisce il comparto de! recupero e riciclo degli indumenti usati, già messo a dura prova da un contesto economico globale sempre più complesso”.

I rincari delle spese di trasporto, spiegano le associazioni, aggravano una congiuntura già segnata dall’aumento dei costi di gestione e dalla contrazione dei margini di guadagno per gli operatori del ‘second hand’ e “minacciano seriamente la tenuta dell’intera filiera del riutilizzo tessile, una realtà importante dell’economia circolare radicata nel nostro Paese che da anni lavora per dare nuova vita a capi altrimenti destinati allo smaltimento e che a breve dovrà affrontare l’evoluzione prevista a livello europeo con l’introduzione dei regimi di EPR”. Al netto delle possibili speculazioni, avvertono le associazioni, “in attesa della istituzione dei regimi di EPR eventuali maggiori costi sui trasporti internazionali non potranno che avere ripercussioni a monte della selezione sugli equilibri economici relativi ai costi della raccolta”.

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