A Roma presentato l’undicesimo rapporto annuale di Assobioplastiche
Il mercato delle bioplastiche vale, nel 2024, 704 milioni di euro. È quanto emerge dall’undicesimo rapporto annuale di Assobioplastiche presentato oggi a Roma. Numeri in discesa, con un fatturato calato del 15,4% rispetto al 2023. A pesare su questa flessione, spiega il report, è stata “un’ulteriore riduzione dei listini”, accompagnata per contro da un aumento complessivo dei manufatti prodotti (sia finiti, sia semilavorati) che hanno registrato un +0,5% rispetto al 2023, pari a 121.500 tonnellate prodotte in più.
“Il 2024 è stato caratterizzato da un timido rimbalzo – spiega Luca Bianconi, presidente di Assobioplastiche – a frenare la ripartenza sono stati fattori distorsivi che denunciamo da tempo”. Tra i settori maggiormente in difficoltà, quelli del comparto monouso (un calo superiore del 10%) e dei sacchetti per l’umido. In entrambi i casi, ha spiegato il presidente dell’associazione dei produttori di bioplastiche, persiste un problema di concorrenza sleale: i sacchetti “illegali” e le stoviglie “pseudo riutilizzabili”, in aggiunta alla minaccia rappresentata dai prodotti “a basso costo e di dubbia provenienza”, aggiunge Bianconi.
Sulla questione dei “falsi” è intervenuta al convegno di Roma anche Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente. “Abbiamo fatto una notifica TRIS (una segnalazione all’Ue per verificare eventuali barriere al mercato interno ndr), per stabilire le regole di contrasto al falso riutilizzabile“, ha spiegato. Resta l’allarme per l’afflusso di grandi quantità di prodotti a buon mercato provenienti dai paesi asiatici. “Quello che arriva, in particolare dalla Cina, ci sta creando molti problemi, non solo sul fronte delle bioplastiche – ha detto – prodotti a basso costo che finiscono in Italia anche perché, con i dazi, molti Paesi preferiscono scaricare i container da noi a prezzi stracciati piuttosto che rischiare di dover tornare indietro”.
Secondo lo studio sulle bioplastiche, presentato e redatto da Plastic Consult, gli anni che vanno dal 2022 al 2024 hanno rappresentato per il comparto un periodo particolarmente difficile, dopo un decennio caratterizzato da grande crescita del settore. Le difficoltà, però, non sono un fenomeno solo italiano. Secondo l’European Bioplastics, infatti, l’utilizzo della capacità produttiva globale di tutte le bioplastiche si è ridotto di 10 punti nel 2024, dal 68% al 58%. “Il rallentamento – evidenzia il comunicato stampa rilasciato da Assobioplastiche – è evidente, anche sotto il profilo degli investimenti: nel 2018, la previsione al 2023 era di una capacità globale a oltre 2,6 mln di ton al 2023, mentre si è fermata a 2 milioni (quasi il 25% in meno delle attese)”.
Anche guardando alle proiezioni del 2025, i dati non sono molto floridi: “L’effetto combinato delle tendenze in atto nel 2025 prelude ad una nuova stagnazione complessiva della produzione nazionale di manufatti compostabili – scrive l’associazione – da un lato, l’andamento dei consumi finali, previsti al meglio in lieve incremento, non sarà in grado di incidere sull’andamento del settore. Dall’altro, non arretra,la presenza sul mercato di sacchetti illegali (stimata intorno al 27%) e la diffusione dello “pseudo-riutilizzabile”. Nel breve termine si rilevano quindi solo limitati segnali positivi, concentrati principalmente nel segmento degli ultraleggeri”.
Questi numeri in discesa assumono un contorno preoccupante se si pensa che il comparto è composto da 278 aziende, suddivise in produttori di chimica di base e intermedi (7), produttori e distributori di granuli (22), operatori di prima trasformazione (189), operatori di seconda trasformazione (60), e che impiegano, lungo tutto lo Stivale 2.913 lavoratori (diminuiti del 2,2% rispetto al 2023). “È un quadro in chiaroscuro quello dipinto dall’ultimo rapporto sull’industria delle bioplastiche in Italia” ha concluso Luca Bianconi.