Luigi Palumbo
01/03/2016

Bruxelles boccia Renzi e De Luca: «Ecoballe non sono l’unico problema»

Ultimo aggiornamento: 10 Marzo 2016 alle 22:03

ECOBALLE

Lavorare esclusivamente alla risoluzione del problema “ecoballe” non basterà a scongiurare il salasso delle sanzioni europee per i rifiuti in Campania. Lo ha chiarito il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ascoltato dalla Commissione Ambiente della Camera in merito alle 18 procedure d’infrazione in materia ambientale aperte dall’Ue ai danni dell’Italia. Su tutte, la 2195 del 2007, quella relativa all’emergenza rifiuti in Campania, giunta lo scorso 16 luglio alla seconda sentenza di condanna. Sentenza con la quale i Giudici della Corte europea di Giustizia, accogliendo le osservazioni della Commissione Europea sui ritardi nella realizzazione dell’impiantistica regionale (termovalorizzatori, discariche, impianti per l’organico) necessaria a garantire l’autosufficienza nella gestione dei rifiuti, avevano condannato l’Italia al pagamento di una multa forfettaria da 20 milioni di euro più una penalità giornaliera da 120mila euro dal giorno della pronuncia fino al completo adempimento della sentenza. Fino cioè alla realizzazione degli impianti necessari a chiudere il ciclo.

Dopo aver valutato le iniziative messe in campo dalla Regione Campania e dal governo nazionale per rispondere alla sentenza Ue, ha spiegato Galletti, la Commissione Europea ha notificato, con decisione comunicata in data 12 febbraio 2016, l’ingiunzione di pagamento della penalità giornaliera per il primo semestre successivo alla sentenza: un salasso da 22 milioni 200mila euro, pari al totale delle sanzioni quotidiane accumulate, da versare nelle casse di Bruxelles entro la fine di marzo. In sostanza, a sei mesi dalla condanna, la Commissione Europea ha sancito un nulla di fatto. «La Commissione – ha spiegato Galletti – ha ritenuto di dover imporre il pagamento dell’integralità della penalità giornaliera così come prevista dalla sentenza e confermato che “poiché il piano di gestione dei rifiuti in Campania adottato nel 2012 è tuttora vigente, la Commissione Europea non può che continuare a far riferimento a tale piano per definire quale sia la capacità di gestione dei rifiuti necessaria in Campania”».

Cristallina la posizione di Bruxelles: per chiudere definitivamente l’infrazione serve un nuovo Piano regionale rifiuti che riorganizzi le strategie di gestione dei flussi di rsu e l’impiantistica di supporto, abrogando il Prgrsu attualmente in vigore, quello approvato nel 2012 dall’ex Giunta regionale guidata da Stefano Caldoro. Sul fronte della pianificazione, però, in Regione Campania tutto tace. La nuova legge di riordino del ciclo è impantanata da due mesi in Commissione ambiente a Palazzo Santa Lucia, mentre del Piano vero e proprio non c’è traccia. L’ultimo sussulto della giunta guidata dal governatore Vincenzo De Luca risale all’agosto scorso quando, con delibera, è stato approvato il documento programmatico “Indirizzi per l’aggiornamento del Piano Regionale per la gestione dei Rifiuti Urbani”. Documento che, però, la Commissione Europea ha ritenuto non sufficiente a rivedere l’importo delle sanzioni.

Così come sono state giudicate insufficienti le misure messe in campo da Palazzo Chigi con il decreto legge 185, che ha stanziato 150 milioni per l’avvio delle operazioni di smaltimento fuori regione delle “ecoballe”. Una vera e propria batosta, tanto per il premier Matteo Renzi quanto per il governatore Vincenzo De Luca, giunta a pochi giorni dalla conclusione della gara d’appalto per la rimozione delle prime 800mila tonnellate di pattume imballato. Procedura annunciata in pompa magna come fondamentale ai fini del superamento della sanzione Ue e che, invece, Bruxelles bolla come necessaria ma non sufficiente. «In riferimento alla disposizioni adottate dal legislatore con il decreto legge 185 del 2015 – ha spiegato il ministro dell’Ambiente – la Commissione segnala che “il problema delle ecoballe non è la sola questione oggetto della sentenza del 16 luglio 2015. La sentenza riguarda infatti la più ampia questione del sistema di gestione dei rifiuti in Campania, e quindi la produzione attuale di rifiuti e non soltanto i rifiuti “storici”».

Insomma, per il momento non resta che pagare. A sborsare, naturalmente, saranno ancora una volta i contribuenti campani. Un’emorragia che solo l’adozione di un nuovo Piano rifiuti riuscirà ad arginare. «Si conferma la necessità, più volte segnalata dal Ministero dell’ambiente – ha ricordato Galletti – di adottare tutte le misure necessarie al fine di accelerare alla realizzazione dell’impiantistica indispensabile alla gestione dei rifiuti urbani in Regione Campania per dare piena esecuzione alla sentenza di condanna al fine di scongiurare il protrarsi degli onerosi esborsi conseguenti alle sanzioni pecuniarie inflitte al nostro Paese. Segnalo, infine, che la decisione è stata notificata alla Regione Campania».

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