Campania: sì a 13 impianti per l’organico. Sarà la volta buona?

di Luigi Palumbo 26/01/2017

Tredici impianti per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani. Un investimento da 230 milioni di euro con fondi del Patto per la Campania per chiudere in un colpo solo ciclo regionale e infrazione europea. Ad annunciarlo è stato il governatore della Campania Vincenzo De Luca, a margine di un incontro con i sindaci dei comuni che nelle scorse settimane si erano candidati ad ospitare le strutture. Trentasette le manifestazioni d’interesse complessivamente pervenute in Regione, solo 25 avevano però superato l’esame dei tecnici della Direzione generale per l’ambiente di Palazzo Santa Lucia. La scelta alla fine è caduta su 13 siti nei quali, ha spiegato oggi De Luca, sorgeranno impianti capaci di trattare «550mila tonnellate residue delle 750mila che la Regione produce ogni anno e che attualmente vengono mandate fuori dalla Regione al costo di 50 euro a tonnellata». Rendere autonoma la Campania sul fronte del trattamento dell’organico è uno dei punti chiave del nuovo piano rifiuti regionale, entrato in vigore lo scorso dicembre e con il quale Palazzo Santa Lucia punta a chiudere la procedura d’infrazione europea per le inefficienze del ciclo. «Bisogna mantenere rigorosamente il cronoprogramma – ha detto De Luca – che rappresenta un tassello decisivo per eliminare le sanzioni da 120mila euro al giorno dell’Ue per il disastro del passato».

Il piano prevede il trasferimento ai comuni di 13 milioni di euro per la realizzazione degli impianti di minori dimensioni e di 20 milioni per quelli con capacità di trattamento maggiore. I nuovi impianti sorgeranno a Napoli Est, Afragola, Pomigliano, Marigliano, Cancello Arnone, Maddaloni, Rocca d’Evandro, Casal di Principe, Conza della Campania, Chianche, Fisciano, Castelnuovo Cilento. Verranno poi adeguati al trattamento dei rifiuti organici gli Stir di Tufino, Giugliano, Battipaglia e Casalduni, oltre all’ampliamento dell’impianto di compostaggio di Salerno e all’ammodernamento dell’impianto di San Tammaro. I lavori, ha precisato De Luca, dovranno essere completati entro il 2018. Si partirà dalla rifunzionalizzazione degli Stir. Stando al cronoprogramma presentato lo scorso ottobre dalla giunta regionale, le gare d’appalto per il revamping degli impianti dovrebbero concludersi ad agosto 2017, mentre la messa in esercizio non dovrebbe arrivare prima del maggio 2018. Solo per l’impianto di compostaggio da costruire nello Stir di Battipaglia, già dotato di progetto esecutivo e di decreto Aia, i lavori potrebbero terminare con qualche mese d’anticipo, a gennaio dello stesso anno.

Se sarà la svolta per la Campania dei rifiuti, solo il tempo potrà decretarlo. La storia del compostaggio in regione, fatta di ritardi, false partenze e impianti rimasti solo sulla carta o giù di lì, invita infatti alla cautela. Il piano rifiuti varato nel gennaio del 2012 dall’ex giunta regionale guidata da Stefano Caldoro prevedeva ad esempio l’entrata in funzione entro i primi mesi del 2016 di undici impianti, tra centri di compostaggio e digestori anaerobici. Per tre di questi impianti, i centri di compostaggio di San Tammaro, Eboli e Giffoni Vallepiana, i cantieri erano già stati avviati dalla precedente giunta regionale, quella guidata da Antonio Bassolino, addirittura nel 2008. Quattro mesi prima dell’approvazione del piano, nel settembre 2011, la giunta Caldoro aveva stanziato 11 milioni per completarne la costruzione. Ad oggi, però, solo tre degli undici impianti previsti dal vecchio piano rifiuti risultano essere entrati in funzione: i due centri di compostaggio di Teora ed Eboli, ed il biodigestore di Salerno, per una capacità complessiva di trattamento di poco meno di 60mila tonnellate all’anno. Gli altri impianti, compresi quelli “cantierati” dalla Giunta Bassolino sono ancora tutti solo sulla carta, o quasi.

Emblematico il caso dell’impianto di San Tammaro, inserito da De Luca tra quelli da rifunzionalizzare: costruito nel 2007 con cinque milioni di euro in fondi europei e danneggiato durante l’emergenza rifiuti, non è mai entrato in funzione. Il piano regionale di Caldoro ne prevedeva l’apertura entro il 2013. Cosa che, però, non è mai avvenuta. A Giffoni Vallepiana, invece, le cose sono andate addirittura peggio. L’iter per la realizzazione dell’impianto di compostaggio in località Sardone, infatti, è partito ufficialmente nientemeno che nel 2004 – con un’ordinanza dell’allora commissario all’emergenza rifiuti Corrado Catenacci – e da allora annaspa nei mille rivoli della burocrazia, tra varianti di progetto, conferenze di servizi andate a vuoto e contenziosi con le ditte appaltatrici. «Tempo di consegna: giugno 2012», garantiva ottimisticamente il piano regionale rifiuti voluto dalla giunta di centrodestra. Lo stesso piano, tra l’altro, prevedeva l’entrata in funzione entro i primi mesi del 2016 di ben sei digestori anaerobici negli stir gestiti dalle cinque aziende provincializzate, per una capacità complessiva di trattamento di 494mila ton. annue. Per mettere a punto i bandi di gara ed avviare in tempi rapidi l’iter per la costruzione e successiva gestione degli impianti, nel 2011 l’ex governatore aveva anche proceduto alla nomina di ben 5 commissari, restati in carica fino a fine 2014 e regolarmente stipendiati da Palazzo Santa Lucia. Risultato? Nessuno dei sei biodigestori previsti dal piano Caldoro è mai stato realizzato. Toccherà a De Luca spezzare la maledizione.