Danzica, parte il nuovo inceneritore. L’Ue: “Aiuterà l’economia circolare”

di Luigi Palumbo 07/04/2025

Inaugurato a Danzica il nuovo Port of Clean Energy, l’inceneritore con recupero di energia co-finanziato dall’Ue. “Un modello di responsabilità ambientale e decentralizzazione energetica” ha commentato la Commissione


Esclusi dalla tassonomia europea degli investimenti verdi, a rischio di inclusione – ma non è ancora detto – nel sistema di acquisto delle quote di CO2, gli inceneritori di rifiuti urbani non sembrano godere esattamente di una posizione privilegiata nell’ambito delle politiche europee per clima e ambiente. E invece non solo di nuovi inceneritori si continua a costruirne, ma l’Ue ci mette anche i soldi. Come i 62 milioni di euro di co-finanziamento a valere su fondi strutturali per la realizzazione del nuovo impianto di recupero energetico di Danzica, che nei giorni scorsi ha cominciato a trasformare in calore ed elettricità i rifiuti residui della città polacca e di 40 Comuni limitrofi.

“Senza il coinvolgimento dell’Unione Europea non saremmo stati in grado di realizzare un investimento così grande” ha anzi sottolineato il viceministro alle politiche regionali Jacek Karnowski. Costato complessivamente 144 milioni di euro, il Port of Clean Energy – che un po’ come il ben più famoso inceneritore-pista da sci di Copenaghen sorge nell’area portuale della città polacca – è stato inaugurato lo scorso 25 marzo al termine di un periodo di test e tratterà fino a 160 mila tonnellate l’anno di rifiuti non riciclabili, sottraendoli alla discarica e trasformandoli in 114 000 MWh di energia elettrica e 509 000 GJ di energia termica.

“Un modello di responsabilità ambientale e decentralizzazione energetica”, ha scritto la Commissione Ue in una nota, riconoscendo il contributo dell’impianto al taglio delle emissioni climalteranti ma anche l’apporto in termini di diversificazione delle fonti di energia. Tema strategico per un paese come la Polonia, che ancora oggi soddisfa il 60% del proprio fabbisogno di elettricità bruciando carbon fossile, il più climalterante dei combustibili.

Oltre a tagliare, seppure marginalmente, il ricorso a fonti di energia fossile, l’impianto sul mar Baltico chiarisce la Commissione contribuirà soprattutto a “supportare gli obiettivi climatici dell’Ue riducendo l’uso delle discariche“, che nel 2023 hanno ingoiato il 40% dei rifiuti urbani generati dai cittadini polacchi, lontano dal 10% che l’Ue chiede a tutti gli Stati membri di raggiungere entro il 2035. Sostituendo lo smaltimento in discarica, il nuovo impianto contribuirà a ridimensionare l’impronta carbonica del ciclo di gestione dei rifiuti – riducendo in particolare le fughe di metano generate dalla degradazione delle matrici organiche – “tagliando le emissioni e migliorando le pratiche dell’economia circolare”, si legge nella nota.

Parole con le quali l’Ue sembra sconfessare la supposta incompatibilità tra gestione circolare dei rifiuti e incenerimento, in parte anche contraddicendo se stessa, visto che nella guida all’applicazione del ‘Do Not Significant Harm’, principio guida per gli investimenti verdi, si considerano dannose per l’economia circolare anche le attività che conducono a un “significativo incremento” dei rifiuti inceneriti. Non è il caso del nuovo porto dell’energia dai rifiuti di Danzica, evidentemente, visto che nella sua nota la Commissione non esita a definire l’impianto “un esempio chiave di come la politica di coesione dell’Ue stia trasformando le infrastrutture e le prestazioni ambientali in tutta Europa”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *