Secondo il CdC RAEE nel 2024 gli impianti autorizzati hanno gestito quasi il 6% in più di rifiuti elettrici ed elettronici rispetto all’anno precedente. Ma gli obiettivi europei, paradossalmente, continuano ad allontanarsi
Nel 2024 sono state trattate 540 mila tonnellate di Raee, un dato che segna il +5,9% di elettrodomestici gestiti rispetto all’anno precedente. Numeri incoraggianti, che però sono ancora lontani dai target richiesti da Bruxelles. Il dato per il 2024 è contenuto all’interno del report annuale della gestione dei raee elaborato dal Centro di Coordinamento Raee sulla base dei dati forniti dagli impianti di trattamento autorizzati.
Nel dettaglio, nel 2024 sono state recuperate 30mila tonnellate in più di apparecchiature elettroniche rispetto al 2023 e il risultato positivo è dato soprattutto dalla maggiore intercettazione di Raee di origine professionale, con un incremento del 18,4% che in termini di quantità equivale a 170.269 tonnellate, contro le 143.798 del 2023. “Un segnale positivo – commenta il direttore generale del CdC Raee Fabrizio Longoni – che evidenzia una rinnovata dinamicità del settore e un conseguente aumento delle sostituzioni di apparecchiature obsolete”. Cresce, anche se in modo più contenuto, la quota di apparecchi tecnologici recuperati dall’ambito domestico, nel 2024 sono state conferite agli impianti 370.585 tonnellate di apparecchiature, un incremento dell’1% rispetto al report precedente.
Questi risultati possono essere considerati molto positivi, dato che, come evidenzia il rapporto, nel 2023 entrambe le categorie avevano fatto segnare contrazioni nelle quantità gestite. Guardando ai numeri dell’incidenza sul totale trattato, poi, si evidenzia come i Raee di provenienza domestica siano ancora la stragrande maggioranza di quelli trattati, quasi il 70%.
Tra le varie categorie di elettrodomestici gestiti in impianto, però, le analisi per tipologia mostrano un andamento disomogeneo: crescono dell’1,6% il raggruppamento R1, ovvero le apparecchiature per lo scambio di temperatura dei fluidi, il raggruppamento R4, quello delle piccole apparecchiature elettroniche con un +5,2% di materiale trattato pari a 85.975 tonnellate e anche i grandi bianchi del raggruppamento R2, con il +3,7% di gestione pari a oltre 131 tonnellate. Calano, invece, gli R3 (televisori e monitor), con un -13,2% ancora influenzato dagli strascichi del bonus tv, e anche le sorgenti luminose, il cui recupero fa segnare un -14%.
Anche nel settore dei Raee professionali ci sono importanti fenomeni da osservare: il trattamento delle apparecchiature di grandi dimensioni (categoria 4) è aumentato, rispetto al 2023 del +55% (si parla di quasi 100 mila tonnellate di materiale), e aumenti significativi si sono registrati anche in categoria 2 (monitor e schermi) con un +28,9% rispetto al 2023. Cala, invece, il trattamento delle categorie 5 e 6, corrispondenti alle apparecchiature di piccole dimensioni -14,2% (40.840 tonnellate lavorate dagli impianti in totale) e alle piccole apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni (-21,1% rispetto al 2023).
I numeri del report, dunque, sembrerebbero fotografare una realtà florida, ma il bicchiere è pieno solo per metà. Nonostante l’incremento dei volumi trattati, infatti, il tasso nazionale di Raee gestiti registrato nel 2024 rimane ancora distante dall’obiettivo europeo del 65%, fermandosi al 29,64%.
Secondo il Centro di Coordinamento il “cortocircuito in termini di risultati – si legge nel comunicato stampa associato al report – si spiega perché il target di raccolta è dato dal rapporto tra i Raee avviati a trattamento nell’anno di riferimento rispetto alla media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immesse sul mercato nel triennio precedente. Lo scorso anno, però, – continua il CdC – l’immesso, in particolare quello riferito al canale professionale, è cresciuto più della raccolta, di conseguenza il tasso di raccolta si è ridotto, aumentando ulteriormente il trend di decrescita che si è evidenziato a partire dal 2019 e al momento distante quasi 36 punti percentuali dal target del 65% fissato dall’Unione europea”.
Il non raggiungimento dei target, che è costato all’Italia (e a buona parte degli Stati Ue) l’apertura di una procedura d’infrazione, non è un problema solo nostrano. Il tema, infatti, è emerso anche durante l’ultima assemblea del WEEE Forum, l’organizzazione che raccoglie i sistemi di responsabilità estesa del produttore a livello internazionale. “È ampiamente riconosciuto che l’attuale obiettivo di raccolta del 65%, basato sulle quantità di prodotti immessi sul mercato nei tre anni precedenti, non è né accurato né realizzabile – ha tuonato Nathalie Yserd, vicepresidente del WEEE Forum – e non dovrebbe essere utilizzato per monitorare le violazioni da parte degli Stati membri”, aggiungendo che la soluzione dovrebbe essere ricercata in un nuovo metodo di fissazione dei target: “abbiamo bisogno di un nuovo approccio alla definizione di obiettivi che promuovano anche la circolarità”, ha detto.
Il tema degli obiettivi resta caldo, non solo in Italia, e con ogni probabilità finirà sul tavolo dei lavori per la revisione della direttiva di settore (che potrebbe diventare un regolamento). Nel frattempo c’è da lavorare sulla capacità del sistema di intercettare le quantità che continuano a sfuggire alla raccolta. “I dati presentati – è il commento di Francesco Virtuani, vicepresidente del comitato vigilanza e controllo Raee pile e accumulatori – mostrano un segnale positivo che va accolto con soddisfazione. Si tratta di un risultato che premia l’impegno di tutti gli attori della filiera tuttavia – ha aggiunto – non possiamo ignorare che il tasso di raccolta nazionale resta al di sotto degli obiettivi fissati a livello europeo. Questo divario continua a destare preoccupazione e impone un rafforzamento dell’attività di vigilanza”.