Bioplastica, nel 2022 riciclato il 60,7% degli imballaggi

di Redazione Ricicla.tv 30/05/2023

Nel 2022 Biorepack ha garantito il riciclo del 60,7% degli imballaggi in bioplastica compostabile, avviati a corretto trattamento in oltre 150 impianti di compostaggio. Resta la sfida della qualità della differenziata, per evitare la contaminazione dell’organico con le plastiche tradizionali


Un consorzio giovane, eppure già capace di raggiugere e superare gli obiettivi europei di riciclo degli imballaggi. I target sono quelli fissati dall’Ue per il riciclo del packaging in plastica ‘tradizionale’ – 50% al 2025 e 55% al 2030 – ma le performance sono quelle del primo consorzio nazionale nato per garantire il riciclo organico del packaging in plastica compostabile, Biorepack, che lo scorso anno ha portato a nuova vita il 60,7% dei propri imballaggi, pari a 46 delle 76mila tonnellate immesse a consumo, tra piatti, bicchieri, vassoi e, naturalmente, shopper. Indispensabili, queste ultime, per una corretta raccolta differenziata dell’organico. Che nel nostro paese è obbligatoria già dallo scorso anno, mentre in Ue lo diventerà solo a partire dal prossimo gennaio. “Essere riusciti già oggi a raggiungere e superare l’obiettivo 2030, peraltro dopo appena 18 mesi dall’inizio delle attività del nostro consorzio, dimostra l’impegno della nostra organizzazione e la sinergia virtuosa che siamo riusciti a innescare con le pubbliche amministrazioni e i soggetti deputati alla raccolta dei rifiuti”  commenta il presidente di Biorepack, Marco Versari.

Gli imballaggi in plastica compostabile raccolti con la differenziata dell’organico sono stati trattati nei circa 155 impianti di compostaggio e digestione anaerobica operativi a livello nazionale. Una rete di strutture che, nonostante i ritardi a livello territoriale soprattutto nelle regioni del Centro-Sud, è oggi capace di garantire l’autosufficienza nazionale del trattamento. E la trasformazione del packaging compostabile in fertilizzante e biogas. Per migliorare la capacità di intercettazione locale degli imballaggi in plastica compostabile, e garantirne il corretto conferimento con l’organico differenziato, resta però la sfida della diffusione del sistema Biorepack sull’intero territorio nazionale. “Le differenze di copertura regionale sono ancora troppo marcate” dice Versari. Se nelle regioni del nord est la popolazione coperta dalle convenzioni tra Biorepack e i comuni è del 91%, al centro si scende al 70%, al sud al 53% e nelle isole addirittura al 30%. Un’opportunità sprecata. “Convenzionarsi – chiarisce infatti il presidente di Biorepack – significa poter accedere a risorse economiche importanti, che possono aiutare molte realtà territoriali a migliorare la qualità e quantità della raccolta differenziata della frazione umida”. Circa 9,3 i milioni di euro riconosciuti ai comuni consorziati per coprire le spese di raccolta, trasporto e trattamento del packaging compostabile.

Una doppia sfida, quella per migliorare quantità e qualità della raccolta, che Biorepack punta a vincere oltre che garantendo supporto economico ai comuni anche facendo leva sulla comunicazione, con strategie mirate che aiutino i cittadini a individuare sempre meglio gli imballaggi compostabili da conferire nell’umido. E, di conseguenza, a non contaminare l’organico con plastiche tradizionali e altre frazioni estranee. Che generano problemi per gli impianti di trattamento e frenano le performance di riciclo. Nel solo 2022, la perdita di bioplastiche dovuta all’eliminazione di materiali estranei, secondo Biorepack, si è attestata intorno al 14%. Anche per questo nel 2022 il consorzio ha avviato un progetto finalizzato a individuare la fattibilità di un marchio di riconoscibilità che in maniera univoca e immediata (attraverso un pittogramma) possa comunicare l’esatto riciclo del rifiuto di imballaggio in bioplastica compostabile assieme ai rifiuti organici.

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