Redazione Ricicla.tv
10/02/2023

Semplificazioni, competenze, impianti: ecco cosa serve all’economia circolare italiana

Ultimo aggiornamento: 10 Febbraio 2023 alle 10:02

Per accelerare la transizione verso l’economia circolare (e mettere a terra il PNRR) servono meno burocrazia, maggiori competenze e più impianti: dagli imballaggi al biometano, ecco cosa è emerso dalla tavola rotonda di avvicinamento alla nuova edizione delle Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare di Trevi

Transizione energetica ed ecologica, direttrici di una trasformazione resa indifferibile dalle grandi crisi del nostro tempo, a partire da quella climatica, trovano nell’economia circolare un punto di convergenza, capace di garantire minori emissioni e minori consumi di energia e di materie prime. Per accelerare la trasformazione in chiave circolare del sistema economico italiano serve però un’opera di sburocratizzazione e il rafforzamento delle competenze tecniche della pubblica amministrazione, fondamentali anche per garantire la messa a terra dei fondi del PNRR. È quanto emerso nel corso di una tavola rotonda di avvicinamento all’edizione 2023 delle Giornate dell’Energia e dell’Economia circolare di Trevi, promosse da WEC e Globe Italia e giunte quest’anno al settimo appuntamento. “L’economia circolare è ‘l’optimum’ – spiega Matteo Favero, presidente di Globe Italia – un modello che incarna appieno le esigenze del nostro tempo e in questo l’Italia ha molto da dire in campo europeo”.

Forte di settori d’eccellenza come imballaggi e bioeconomia, l’Italia è testa di ponte in Europa, ma resta ancora tanto da fare per accelerare la disseminazione dei principi della circolarità all’intero sistema economico. “Per poter vincere questa sfida serve lavorare insieme, imprese e pubblica amministrazione – dice Chiara Rinaldi di Confcooperative lavoro e servizi – la burocrazia non è un male, ma dev’essere semplificata. C’è bisogno di sviluppare sinergie che possano da un lato alzare l’asticella dei servizi offerti dalle imprese e dall’altro professionalizzare le stazioni appaltanti. Per farlo però servono competenze, capaci di generare un mercato di vera e leale concorrenza e promuovere inclusione sociale”.

Al capitolo imballaggi, punta d’eccellenza dell’economia circolare italiana, il 2023 sarà l’anno delle negoziazioni con l’Europa sulla proposta di regolamento presentata a dicembre dalla Commissione UE e ora al vaglio di Parlamento e Consiglio, rispetto alla quale resta ferma l’opposizione dell’industria e del mondo dei consorzi per il riciclo. Che auspicano fermezza nelle interlocuzioni con l’Europa, mentre sul fronte interno chiedono maggiore impegno a monte e a valle delle filiere della raccolta differenziata. “Serve da parte dei cittadini e delle amministrazioni comunali uno sforzo in più sul tema del corretto conferimento dei rifiuti – dice Andrea Campelli, responsabile relazioni esterne di Corepla – e a valle serve un’opera di ‘deburocratizzazione’ per facilitare l’apertura di centri di selezione e riciclo”.

In tema di impianti riflettori puntati sull’avvio della fase attuativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dopo il via libera definitivo all’assegnazione di 1,35 dei 2,1 miliardi di euro stanziati per gli interventi su rifiuti ed economia circolare. In prima linea la filiera della carta, leader di riciclo in Europa, per la quale sono stati sbloccati i finanziamenti dedicati ai cosiddetti ‘progetti faro’ di economia circolare. Ora toccherà realizzare gli interventi entro la scadenza del 2026. “Sono stati ammessi a finanziamento 70 progetti per circa 130 milioni di euro la maggior parte dei quali riguarda l’area centro-meridionale del Paese – racconta Claudio Busca, head of legal public affairs di Comieco – un passaggio importantissimo per il potenziamento delle infrastrutture per l’economia circolare, con benefici in termini ambientali ma anche occupazionali”.

Sempre in tema PNRR nelle scorse settimane via libera anche al piano di incentivi da 1,7 miliardi di euro per il biometano, con le prime aste partite lunedì 30 gennaio e aperte alla partecipazione degli operatori fino al 31 marzo 2023. L’obiettivo è spingere la realizzazione di nuovi impianti di digestione anaerobica da rifiuti organici e scarti agricoli e, solo per questi ultimi, la riconversione degli impianti a biogas già esistenti. Gli incentivi saranno riconosciuti agli impianti entrati in esercizio entro il 30 giugno 2026 ma, avvertono gli operatori, la crescente incertezza sui tempi di autorizzazione e realizzazione delle opere rischia di vanificare la misura. “Oggi abbiamo una tempistica che si sta dilazionando – dice Piero Gattoni, presidente del Consorzio Italiano Biogas – c’è bisogno di aprire un tavolo di confronto per valutare la revisione delle scadenze e renderle più coerenti con le esigenze delle imprese”. “Il PNRR rischia di non ‘atterrare’ in velocità per le ben note esigenze di semplificazione burocratica e per la mancanza di competenze – sottolinea Matteo Favero – temi che affronteremo a Trevi cercando nel nostro piccolo di dare indicazioni per individuare le soluzioni”.

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