Secondo il presidente di Legambiente Stefano Ciafani Roma potrà fare a meno del nuovo inceneritore grazie all’ampliamento dell’impianto di San Vittore. A patto di puntare sull’aumento della differenziata, su impianti innovativi di riciclo e sulla disponibilità di una discarica al servizio della Capitale
Alla luce dell’imminente ampliamento dell’impianto di San Vittore “non c’è bisogno di fare un nuovo termovalorizzatore a Roma”, anche se la Capitale “dovrà avere la sua discarica”. Mentre si attende l’esito dell’incontro tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, che chiederà al premier un passo indietro sulle norme speciali ‘sblocca inceneritore’ contenute nel ‘dl aiuti’, dal palco dell’Ecoforum è il presidente di Legambiente Stefano Ciafani a lanciare la proposta dell’associazione del cigno verde per stoppare il progetto dell’impianto di recupero energetico da 600mila tonnellate annunciato dal sindaco Roberto Gualtieri. “L’impianto in provincia di Frosinone ha già tre linee – ha spiegato Ciafani – e ne è stata autorizzata una quarta. Sarà un ampliamento importante. Se si fanno le cose che servono, Roma non avrà bisogno di un nuovo inceneritore”. E le cose che servono, spiega il presidente di Legambiente, “sono gli impianti industriali per l’economia circolare, quelli finanziati anche dall’Europa, che giustamente ha scelto di non destinare i fondi del piano Next Generation EU né a discariche, né a termovalorizzatori o tmb”.
Il piano alternativo di Legambiente, che sarà presentato la prossima settimana, punta alla riduzione delle quantità di rifiuti residui da smaltire migliorando qualità e numeri della raccolta differenziata, oggi intorno al 45%, e realizzando “gli impianti industriali per l’economia circolare sul territorio cittadino” spiega Ciafani. Impianti per il riciclo dell’organico “che oggi finisce in Lombardia, Veneto o Friuli-Venezia Giulia”, ma soprattutto impianti innovativi per il recupero delle frazioni critiche che oggi finiscono in discarica o inceneritore, come pannolini e plastiche miste. “Negli ultimi quindici anni ci siamo inventati impianti per riciclare l’irriciclabile – ha detto Ciafani – negli anni ’80, ’90 e 2000 gli inceneritori erano una parte della soluzione. Ma la tecnologia, nel frattempo, è andata avanti”. Non al punto, però, da far scomparire del tutto quello che riciclabile non è. “Ad oggi – ha chiarito Ciafani – non c’è un ciclo dei rifiuti che possa fare a meno di discariche e termovalorizzatori”. Ecco perché, avverte l’associazione, anche a Roma per chiudere il cerchio sarà indispensabile affiancare all’impianto di San Vittore un invaso al servizio della Capitale. “Anche Roma dovrà avere la sua discarica – ha spiegato – per non portare più in giro i propri rifiuti”.
L’ampliamento dell’inceneritore di San Vittore potrà assorbire del resto solo una parte dei rifiuti residui generati da Roma, che oggi ammontano a circa un milione di tonnellate l’anno. Il progetto presentato nel 2020 da Acea, la multiutility al 51% di proprietà del Campidoglio che gestisce l’impianto in provincia di Frosinone, è in attesa del rilascio del provvedimento di VIA da parte della Regione Lazio. L’intervento prevede l’installazione di una nuova linea da 186mila tonnellate annue, che in aggiunta alle tre già attive porterebbe la capacità complessiva dell’inceneritore a 531mila tonnellate. Meno delle 600mila dell’impianto proposto da Gualtieri, calcolate ipotizzando il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata, e da destinare oltretutto anche ai flussi provenienti dalle altre province del Lazio. Una capacità più che sufficiente a chiudere il ciclo di Roma, secondo Legambiente, a patto di affiancare a San Vittore i nuovi impianti di riciclo e una discarica al servizio della Capitale. “Oggi siamo in grado di dire quali sono gli impianti alternativi da realizzare – ha detto Ciafani – dobbiamo approfittare dell’ampliamento dell’impianto in provincia di Frosinone. I cittadini di San Vittore non saranno felici – ha ammesso Ciafani – ma a loro volta potranno portare i loro rifiuti tecnologici, i pannolini o le plastiche miste nei nuovi impianti di Roma. Purché il ciclo si chiuda in ambito regionale”.