Al Parlamento europeo si apre la partita degli emendamenti sul nuovo regolamento imballaggi. Sardone: “I deputati italiani sono tutti contrari alla proposta della Commissione”. Ruini: “Non mettiamo in discussione gli obiettivi, ma le modalità per raggiungerli”
“A prescindere dal partito, forse con la sola eccezione dei verdi, i parlamentari italiani sono praticamente tutti contrari alla proposta di regolamento sugli imballaggi”. Secondo Silvia Sardone, eurodeputata e relatrice ombra della packaging regulation presentata dalla Commissione Ue, all’appuntamento con il voto sugli emendamenti l’Italia si presenterà compatta sul fronte del ‘no’. Prima in commissione ambiente, dove il prossimo 10 maggio si chiuderanno i termini per la presentazione delle proposte di modifica alla relazione presentata il 4 maggio dalla relatrice Frederique Reis. Poi in plenaria, dove il testo dovrebbe approdare in ottobre per il voto definitivo che cristallizzerà la posizione negoziale del Parlamento nei triloghi con gli Stati membri e con Bruxelles. La Commissione Ue, dal canto suo, punta a chiudere le trattative entro le elezioni europee del 2024, per evitare che il dossier possa passare nelle mani della nuova plenaria. E di un nuovo esecutivo. Motivo per cui “Bruxelles ha chiarito di voler approvare il regolamento in tempi brevissimi”, ha sottolineato Sardone intervenendo al Green Med Symposium di Napoli, dove anche il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin è tornato a ribadire la ferma opposizione dell’Italia alla proposta di regolamento presentata lo scorso novembre dalla Commissione europea. “Abbiamo creato un settore dell’economia sul riciclo. Non è accettabile che si abbassi l’asticella utilizzando lo strumento del riutilizzo, massacrando un sistema che ha la propria forza nella tecnologia”, ha detto.
Parole con le quali il ministro è tornato a dare voce alle proteste dell’industria italiana del packaging, da sempre contraria all’impostazione del regolamento, che punta a migliorare la gestione degli imballaggi e del loro fine vita spingendo sui gradini più alti della gerarchia europea dei rifiuti, quelli della riduzione e del riutilizzo, e proponendo su entrambi i fronti nuovi e ambiziosi obiettivi vincolanti. “Questa proposta manca di un sostrato scientifico, di una valutazione d’impatto” ha chiarito Marco Ravazzolo, responsabile ambiente di Confindustria. Nello specifico, l’introduzione degli obiettivi di riutilizzo per ridurre l’impiego di imballaggi monouso, anche se riciclabili e riciclati, “rischia di smantellare ciò che di buono è stato fatto in Europa per avere problemi su altri fronti – ha detto – spreco di acqua e di energia, ma anche di cibo. In più l’abbassamento dei livelli di sicurezza e tutela del consumatore. Manca un approccio basato sulla flessibilità”, ha aggiunto Ravazzolo.
Un tema, quello della scarsa flessibilità, sollevato anche dal sistema nazionale di raccolta e avvio a riciclo degli imballaggi. “Nessuno sta mettendo in discussione gli obiettivi del futuro regolamento – ha chiarito il presidente di Conai Luca Ruini – il tema è piuttosto la modalità con cui, all’interno di ogni singolo Stato, questi obiettivi vengono portati a casa. Discorso che vale soprattutto per l’Italia, che si avvia verso il 75% di riciclo, con investimenti già in atto e in parte finanziati in maniera rilevante dall’Europa, anche con il PNRR”. Un risultato raggiunto grazie alla ormai capillare diffusione dei sistemi di raccolta differenziata basati sulla responsabilità estesa dei produttori, che la proposta di regolamento propone invece di sostituire con nuovi regimi di raccolta basati sul deposito cauzionale (o DRS). E anche se la previsione scatterebbe limitatamente alle sole lattine in alluminio e bottiglie in plastica (e solo, come vedremo tra poco, a condizioni ben precise) “è un po’ come se, pur avendo già pronta un’infrastruttra fatta di strade e ferrovie, ci venisse chiesto di non utilizzarla più per spostarci, ma di costruire ex novo una serie di stradine che girano per paesi e città”, ha spiegato Ruini. Per questo “la richiesta che facciamo è di avere flessibilità in merito alla determinazione dei modelli di intercettazione in funzione dei nostri contesti locali”, ha spiegato Ruini.
E se da un lato il nostro Paese resta il principale oppositore alla proposta di regolamento, dall’altro il fronte del malcontento si va però piano piano allargando. “Sta nascendo una consapevolezza che all’inizio mancava – ha chiarito Ravazzolo – man mano che le interlocuzioni vanno avanti iniziano a essere evidenti le criticità del regolamento, dalla mancata analisi d’impatto alle carenze dell’approccio sotteso”. Non è un caso, dunque, se tanto gli obiettivi di riutilizzo quanto il previsto passaggio da responsabilità estesa a deposito cauzionale si annuncino già come due dei fronti sui quali il Parlamento europeo potrebbe intervenire chiedendo un ridimensionamento delle ambizioni di Bruxelles. Stando allo schema di relazione con le prime proposte emendative, presentato in Commissione ambiente lo scorso 4 maggio dalla relatrice Frederique Reis, pur confermando i target di riduzione dei rifiuti da imballaggio proposti da Bruxelles (5% entro il 2030, 10 % entro il 2035 e del 15 % entro il 2040) i parlamentari potrebbero infatti chiedere lo stralcio degli obblighi di riutilizzo di imballaggi per la vendita da asporto di bevande fredde e calde (20% al 2030 e 80% al 2040, per Bruxelles) e di alimenti pronti (10% al 2030 e 40% al 2040), e un complessivo restyling dei sistemi di riutilizzo immaginati dalla Commissione, prevedendo tra l’altro per le bevande due sole categorie, alcoliche e non alcoliche, e spostando la responsabilità del rispetto dei target vincolanti da produttori e distributori ai soli distributori.
In tema di deposito cauzionale, invece, la proposta di relazione, pur confermando l’obbligo di istituzione di sistemi di DRS per bottiglie in plastica e lattine in metallo a partire dal 2029, propone però l’abbassamento dal 90% all’85% della soglia di raccolta differenziata necessaria a ottenere l’esenzione, proprio “per dare un po’ più di flessibilità agli Stati membri che hanno tassi di raccolta molto elevati”. Come l’Italia, dove almeno per le lattine il tasso di raccolta è già oggi al 91,6%, mentre per le bottiglie in PET la capacità di intercettazione del sistema nazionale si aggira intorno al 60%. Sempre in tema di raccolta, tra gli emendamenti contenuti nel fascicolo presentato da Reis anche la proposta di introdurre un target vincolante di raccolta differenziata del 90% per tutte le principali frazioni di imballaggio da raggiungere entro gennaio 2029 e nuovi e più specifici target di riduzione dei rifiuti da imballaggio in plastica: 10% al 2030, 15% al 2035 e 20% al 2040. “Il prossimo 23 maggio partiranno gli ‘shadow meeting’ con i relatori della proposta – ha spiegato Sardone – presenteremo i nostri emendamenti e poi cominceremo la battaglia”.