Secondo il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca per mettere in sicurezza il ciclo regionale di gestione dei rifiuti serve dotare l’inceneritore di Acerra di una quarta linea, per affrontare gli stop dell’impianto per manutenzione programmata. E sugli impianti per l’organico dice: “Dobbiamo accelerare i tempi di realizzazione”
Ritorni di fiamma, verrebbe da dire. A lungo evitati – quando non espressamente rifiutati – dalla politica, ultimamente gli inceneritori sembrano piacere un po’ a tutti. Non solo a chi non ne ha e vorrebbe costruirne di nuovi, come il Comune di Roma o la Regione Sicilia, ma anche a chi ce li ha già e vorrebbe funzionassero di più e meglio. Come in Campania, dove secondo il Presidente della Regione Vincenzo De Luca per mettere definitivamente in sicurezza il ciclo di gestione dei rifiuti l’impianto di Acerra dovrà dotarsi di una nuova linea, in aggiunta alle tre già attive. “È una richiesta che ci ha fatto A2A, la società che gestisce l’impianto – ha detto De Luca a margine della presentazione del Green Med Symposium 2022 – che ci segnala che da qui a qualche anno avremo un problema drammatico di manutenzione sui forni. Ci hanno detto ‘o vi preparate, o sappiate che da qui a quattro o cinque anni noi dovremo chiudere temporaneamente due linee per la manutenzione ordinaria’. Dobbiamo prepararci, e realizzare una linea di riserva che ci consenta di fare manutenzione programmata, cioè di chiudere una linea ogni tre o quattro anni e sostituire completamente l’impiantistica con sistemi più efficienti dal punto di vista tecnologico”.
Per De Luca l’imperativo è “essere previdenti, e non arrivare ogni volta con l’acqua alla gola” ha detto, ricordando le difficoltà che nell’estate del 2019 costrinsero la giunta di Palazzo Santa Lucia a fare ricorso a un piano straordinario di esportazioni fuori regione e di stoccaggi temporanei per tamponare i trenta giorni di stop causa manutenzione decennale del termovalorizzatore di Acerra, che rischiavano di lasciare per strada circa 70mila tonnellate di rifiuti indifferenziati. “Occorreranno non meno di 70-80 milioni di euro – ha spiegato De Luca – ora valutiamo se il gestore sarà in grado di sostenere questo investimento. Altrimenti – ha detto – toccherà alla Regione sostenere la spesa per dotarsi di una linea di riserva”. Che in aggiunta alle tre linee da 200mila tonnellate già attive porterebbe la capacità complessiva dell’impianto di Acerra a 800mila tonnellate annue. Sufficienti cioè ad accogliere tutto il rifiuto secco residuo prodotto dai sette impianti tmb regionali, che ancora oggi finisce fuori regione o all’estero per una quota compresa tra le 100 e le 200mila tonnellate. Questo solo in via teorica, visto che stando alle parole di De Luca le quattro linee non dovrebbero mai funzionare in parallelo.
Il deficit di trattamento per il secco non ha impedito alla Commissione Europea di tagliare da 120mila a 80mila euro la sanzione quotidiana che dal 2015 grava sulla Campania. Bruxelles ha infatti valutato come “eseguita per quanto riguarda la parte relativa alla capacità di incenerimento/termovalorizzazione” la sentenza della Corte di Giustizia Europea che aveva condannato lo Stato e la Regione al pagamento di una sanzione forfettaria da 20 milioni di euro per la mancata chiusura del ciclo rifiuti, più 120mila euro di sanzione per ogni giorno di ritardo nella costruzione degli impianti necessari a garantire il corretto trattamento del pattume ordinario e delle ecoballe. L’ammontare complessivo della sanzione quotidiana era stato calcolato sommando 40mila euro per ogni categoria di impianto da realizzare, quindi discariche, termovalorizzatori e impianti di compostaggio. Secondo la Commissione, l’impianto di Acerra e l’attivazione del nuovo impianto di trattamento delle ecoballe di Caivano hanno risolto il problema incenerimento, motivo per cui la sanzione quotidiana è stata ridotta di un terzo. “Entro il 2023 risolveremo definitivamente il problema ecoballe” ha garantito De Luca, ricordando che è già stato smaltito fuori regione più di un milione di tonnellate e che a giorni dovrebbe entrare in funzione il secondo impianto di trattamento, quello di Giugliano.
Il vero anello mancante del ciclo regionale resta però quello degli impianti di compostaggio e digestione anaerobica per il trattamento dell’organico. Nel solo 2020 più di 400mila tonnellate di umido da raccolta differenziata sono state inviate a trattamento in altre regioni, ma Il piano da 230 milioni di euro per la costruzione di 15 impianti, lanciato nel 2017 dalla Regione, avanza a passo lentissimo, frenato dalla burocrazia e, in non pochi casi, dall’opposizione della politica e delle comunità locali. “Dobbiamo accelerare i tempi di realizzazione degli impianti – ha detto De Luca – ma questo dipende molto dalla volontà dei Comuni. In qualche realtà abbiamo preso di nuovo in mano il problema, perché la situazione stava diventando francamente ridicola. A Salerno abbiamo realizzato l’impianto di compostaggio già 15 anni fa. È assurdo registrare resistenze che non hanno alcuna base scientifica o razionale. Dobbiamo muoverci. Le risorse ci sono”. E se i Comuni dovessero continuare a non collaborare? “Ci riprendiamo i soldi, rifacciamo i progetti e ci spostiamo in altre realtà che non abbiamo preclusioni ideologiche – ha chiarito – per chiudere definitivamente il contenzioso europeo bisogna presentare un quadro impiantistico di livello europeo. E non da quarto mondo”.