Come anticipato dalla nostra testata, è stato adottato un nuovo modello MUD per le dichiarazioni relative all’anno 2023. Presentazione entro il 1 luglio
Il dpcm di adozione del nuovo modello MUD è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Come anticipato dalla nostra testata, il format che i circa 400mila soggetti obbligati dovranno utilizzare per le dichiarazioni relative ai rifiuti prodotti e gestiti nel 2023 è stato aggiornato rispetto a quello dello scorso anno. L’adozione del nuovo MUD è arrivata con un giorno di ritardo rispetto alla data che la legge di riferimento indica come termine ultimo per l’aggiornamento della modulistica, quella del 1 marzo. Come già accaduto lo scorso anno, il termine potrebbe non essere stato rispettato a causa del ritardo accumulato nella trasmissione della documentazione tra le istruzioni competenti, hanno rivelato nei gorni scorsi a Ricicla.tv fonti informate. Proprio come nel 2023, tuttavia, lo sforamento de termine del 1 marzo non pregiudicherà la validità del format, che dovrà essere presentato in via telematica entro i prossimi 120 giorni. Quindi entro lunedì 1 luglio.
Il format del nuovo MUD è stato pubblicato sul sito del Ministero dell’Ambiente e, come anticipato da Ricicla.tv, non stravolgerà quello dell’anno precedente. Le comunicazioni riservate alle imprese restano sostanzialmente invariate, mentre modifiche puntuali riguarderanno la parte riservata a Comuni e gestori del servizio pubblico, e nello specifico le voci relative ai costi, che nel nuovo modello sono state meglio allineate alla disciplina tariffaria di ARERA. Aggiornata anche la voce sui rifiuti pescati, contenuta nella ‘Scheda RU’, che aveva fatto la sua prima comparsa nel MUD dello scorso anno. Variazioni, limitate, anche nella comunicazione imballaggi, dove vengono tarate meglio le voci necessarie a monitorare il raggiungimento degli obiettivi europei sulla raccolta dei contenitori per liquidi alimentari.
Resta da capire perché, a fronte di modifiche di peso tanto limitato, l’iter per l’adozione del nuovo modello abbia ancora una volta sforato il termine di legge del 1 marzo. Termine che, vale la pena ricordarlo, era stato introdotto nel 2001 per evitare “disagi per gli enti e le imprese interessati” – si legge nella relazione illustrativa della proposta di legge che avrebbe poi modificato la normativa MUD – consentendo ai soggetti obbligati di programmare in maniera adeguata le attività necessarie alla compilazione del modello (a partire dalla raccolta dei dati) ed evitando così di esporre “questi ultimi all’applicazione delle sanzioni previste”. Un margine di sicurezza che per oltre vent’anni è stato considerato inviolabile e che, dallo scorso anno, sembra diventato tutto sommato trascurabile. Quasi fosse una tradizione ormai superata.