Amianto, la Lombardia punta a bonificarlo tutto entro il 2030

di Monica D'Ambrosio E Luigi Palumbo 13/12/2022

La Lombardia potrebbe essere riuscita a bonificare tutto l’amianto mappato sul territorio regionale entro il 2030. Merito anche della disponibilità di impianti di discarica di prossimità, ma a preoccupare, spiega l’assessore Cattaneo, è il costo di ricostruzione delle coperture rimosse

Ancora sette anni, poi la Lombardia potrebbe essere riuscita a dire addio a tutto l’amianto presente sul territorio regionale. “L’andamento delle attività di smaltimento è lineare – spiega a Ricicla.tv l’assessore all’ambiente Raffaele Cattaneo – al ritmo attuale stimiamo che entro il 2030 dovremmo completare lo smaltimento di tutte le quantità residue”. Se si riuscirà a stare dentro i tempi preventivati, ci saranno voluti poco meno di quarant’anni dalla messa al bando del 1992 per chiudere definitivamente la partita contro la fibra killer nella regione più popolosa d’Italia “che conta 10 milioni di abitanti – ricorda Cattaneo – e 4 milioni di unità abitative. La diffusione dell’amianto sul nostro territorio – osserva – è particolarmente impattante”.

Le ultime stime, pubblicate nel recente aggiornamento del piano regionale di gestione dei rifiuti, parlano di circa 35 km quadrati di coperture in amianto ancora da rimuovere, pari a 1,18 milioni di metri cubi. Nel 2007 erano 2,8, più del doppio. Segno che le proporzioni della sfida restano imponenti, ma anche che le bonifiche avanzano a un passo diverso da quello del resto d’Italia. Per comprenderlo basta il paragone con le altre due maggiori Regioni per numero di abitanti, Lazio e Campania, che secondo gli ultimi dati Ispra nel 2020 hanno rimosso rispettivamente 9mila e 4mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto. La Lombardia, nello stesso anno, ne ha avviate a smaltimento circa 65mila. Meglio di così ha fatto solo il Friuli Venezia Giulia con 158mila tonnellate.

Un dato che non sorprende, visto che nella lotta alla contaminazione da asbesto a fare la differenza è soprattutto la disponibilità di impianti di smaltimento di prossimità, che consente di abbattere i tempi e i costi delle operazioni di bonifica. Friuli Venezia Giulia e Lombardia, che contano due impianti autorizzati a testa, sono non a caso le Regioni che nel 2020 hanno smaltito più amianto in discarica sul proprio territorio. “Abbiamo stimato per i prossimi anni circa 120mila metri cubi di cemento amianto in matrice compatta che deriveranno ogni anno dalle operazioni di bonifica – spiega Cattaneo – e abbiamo dimensionato su questo dato il fabbisogno di smaltimento nelle discariche. Nel breve periodo non dovremmo avere grossi problemi, ma per raggiungere la scadenza al 2030 serviranno 350mila metri cubi aggiuntivi, per cui occorrerà probabilmente autorizzare una nuova discarica“.

Se il tema dei costi di smaltimento, almeno per il momento, non rappresenta un problema, la vera incognita nelle operazioni di bonifica è invece un’altra. “Quando si sostituisce un tetto in amianto non si hanno solo i costi di rimozione, ma anche quelli per la ricostituzione di una nuova copertura – spiega Cattaneo – cosa che rappresenta la vera difficoltà, soprattutto per i privati“. Che in molti casi preferiscono tenersi la copertura in amianto, con tutti i rischi ambientali e sanitari che ne conseguono, piuttosto che farsi carico delle spese per rimuoverlo e sostituirlo. Anche perché se negli ultimi tre anni i costi di rimozione sono stati ammortizzati dai due bandi da 10 milioni di euro per gli edifici pubblici (copertura al 100%) e dal bando da un milione per i privati (finanziamento al 50%), “la copertura anche dei costi di ricostituzione si tradurrebbe in una domanda di risorse che il nostro bilancio al momento non è in grado di sostenere“. Tanto meno in tempi di inflazione e caro materiali, che hanno fatto schizzare alla stelle le quotazioni delle opere edili.

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