Economia circolare: via libera da Commissione ambiente Ue

di Redazione Ricicla.tv 24/01/2017

Target di riciclo più elevati per rifiuti urbani ed imballaggi, obbligo di adozione dei sistemi di raccolta differenziata con particolare attenzione alle frazioni organiche, obiettivi più ambiziosi di riduzione della produzione di scarti e dei conferimenti in discarica. Queste le principali modifiche apportate al pacchetto europeo economia circolare sulla base degli emendamenti proposti dall’eurodeputata italiana Simona Bonafè  relatrice al Parlamento Europeo delle quattro proposte di direttiva messe a punto dalla Commissione Juncker su rifiuti, imballaggi, discariche, veicoli a fine vita, rifiuti elettrici e pile e accumulatori – e approvati oggi a maggioranza dalla commissione ambiente del Parlamento Ue.

Il dossier passa adesso in aula, dove il prossimo 13 marzo comincerà la discussione in plenaria. Una volta incassata l’approvazione, il pacchetto diventerà oggetto dei negoziati a tre con Commissione e Consiglio dei ministri dell’Ambiente Ue, fino alla ratifica della versione definitiva. Secondo stime della Commissione europea, una piena implementazione del pacchetto consentirebbe di creare 580 mila posti di lavoro entro il 2030, con un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese europee grazie a un uso più efficiente delle risorse e quindi a una riduzione delle importazioni di materie prime.

«Il Parlamento ha migliorato questa proposta in diversi punti, a mio parere – dichiara Bonafè – innanzitutto sui target, ma c’è anche tutta un’altra parte che è quella sulla prevenzione. Noi riteniamo che il miglior modo per procedere verso l’economia circolare sia quello di ridurre la produzione di rifiuti, perché a parità di consumo se riduciamo la produzione di rifiuti vuol dire che abbiamo fatto dei prodotti che sono più riciclabili più utilizzabili più riparabili. Criteri per capire quanto stiamo andando verso il sistema di economia circolare».

Sostanziali le modifiche apportate dalla commissione alle proposte di direttiva presentate a dicembre 2015 dal presidente dell’esecutivo Ue Jean Claude Juncker e da più parti bollate come poco incisive. Con il voto di oggi vengono infatti corretti al rialzo i target di riciclo proposti da Juncker, recuperando di fatto quelli contenuti nel primo pacchetto europeo di misure per un’economia circolare, presentato a luglio 2014 dall’ex Commissario Josè Barroso e cestinato qualche mese dopo dal numero uno dell’esecutivo Ue in un nugolo di polemiche. Fissati al 60% entro il 2025 ed al 70% entro il 2030 gli obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani (nella proposta della Commissione il target era 65% al 2030) mentre per gli imballaggi si fissano obiettivi al 70% entro il 2025 ed all’80% entro il 2030 (la Commissione proponeva invece 65% al 2025 e 75% al 2030).

Sul fronte della prevenzione, è stata chiesta l’adozione di un ambizioso, seppur volontario, target di riduzione dello spreco alimentare del 50% entro il 2030, «una misura etica, e non solo di prevenzione», precisa Bonafè. Quanto alla riduzione dei conferimenti in discarica, la versione approvata in commissione ambiente propone «un approccio graduale verso un più ambizioso obiettivo al 2030». A differenza della versione proposta dalla Commissione Juncker, che fissava al 2030 un target massimo del 10% di rifiuti urbani smaltiti in discarica, la versione licenziata dalla Commissione ambiente propone uno step intermedio, con un target “realistico” del 25% al 2025 ed un obiettivo ambizioso del 5% al 2030.

Oltre ai target poco ambiziosi, uno dei principali motivi alla base delle critiche mosse nei confronti del pacchetto proposto dalla Commissione Juncker era l’assenza di misure specifiche per il recupero delle frazioni organiche dei rifiuti urbani. La versione approvata in commissione ambiente propone invece la raccolta differenziata obbligatoria del bio-waste per tutti gli Stati membri entro il 2020, fissando un target «almeno del 65% di riciclo entro il 2025». Eliminata inoltre dal pacchetto economia circolare la limitazione per cui i sistemi di raccolta differenziata – dell’organico, ma anche della carta, della plastica, del vetro e dei metalli – debbano realizzarsi solo laddove sia «tecnicamente, economicamente ed ambientalmente praticabile».

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