Il direttore generale del CdC RAEE Fabrizio Longoni commenta i dati sulla gestione dei rifiuti tecnologici in Italia: “Il sistema funziona – dice – ma servono controlli, partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, a partire dalla distribuzione, e nuove soluzioni di raccolta”. E sulla revisione dei target Ue chiesta dai sistemi collettivi? “L’Europa farà le sue valutazioni, ma in Italia la priorità resta aumentare la raccolta”
Cresce la corretta gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici, ma il mercato delle apparecchiature tecnologiche cresce più veloce, a testimonianza di un ritrovato dinamismo dei consumi, soprattutto sul fronte professionale. Il che sarebbe anche un bene, e lo è, se non fosse per il fatto che la doppia velocità ci condanna a non raggiungere il target europeo di raccolta raee: pur avendo incrementato del 5,9% le quantità trattate, come evidenziato dall’ultimo rapporto sulla gestione curato dal CdC Raee, siamo al 29,64 quando dovremmo essere al 65%. Nel 2022 eravamo al 34,01%, nel 2023 al 30,24. Invece di avvicinarci, ci allontaniamo ogni anno di un passo, come succede ormai dal 2019 e come lo scorso anno anche la Commissione europea ha stigmatizzato nella lettera di messa in mora con la quale ha aperto ai nostri danni una nuova procedura d’infrazione.
“Un cortocircuito che nasce da come sono strutturati gli obiettivi, basati sul rapporto tra raccolta e immesso a consumo – spiega a Ricicla.tv il direttore generale del Centro di Coordinamento Raee Fabrizio Longoni – abbiamo un ottimo incremento della raccolta, che lo scorso anno ha raggiunto 540 mila tonnellate tra raee domestici e professionali, ma non proporzionale all’incremento di immesso sul mercato”. Le vendite, nello specifico, sono cresciute (su base media triennale) dell’8%, mentre la raccolta ha sfiorato il 6%. Da qui il passo indietro rispetto al target Ue.
Un obiettivo, quello del 65%, che sembra ogni anno più irraggiungibile. Tuttavia, come dimostrano le lettere di messa in mora fatte pervenire lo scorso anno da Bruxelles alla maggior parte degli Stati membri, non siamo i soli ad affannare nel tentativo di raggiungerlo. Tant’è che i sistemi collettivi dei produttori riuniti a livello europeo nel WEEE Forum hanno invitato la Commissione Ue a rivedere i metodi di calcolo del target nell’ambito della imminente riforma della direttiva di settore. “Bruxelles farà sicuramente delle valutazioni sugli obiettivi – conferma Longoni – preferisco però conservare un approccio pragmatico”. In che senso? “Oggi l’Italia è sotto il 30%. La discussione in Ue dovrà aiutare a identificare bene i target, ma al nostro paese serve prima di tutto aumentare la raccolta“.
L’adeguatezza o meno del metodo di calcolo, dice insomma Longoni, non può essere un alibi dietro il quale nascondere le inefficienze e i ritardi della raccolta. I numeri dell’ultimo rapporto curato dal CdC Raee aprono però spiragli di ottimismo. Nel 2024 le quantità intercettate e avviate a trattamento hanno sfiorato il +6%, con un +18% tra i raee professionali e addirittura un +55% nella categoria delle grandi apparecchiature (come lavatrici, lavastoviglie o forni). Incrementi “sintomo di un sistema che funziona, di un’economia che cresce ma anche di una gestione capace di recuperare quantità crescenti di risorse dalle apparecchiature a fine vita per restituirle al mondo produttivo”.
È anche sul campo del corretto trattamento delle apparecchiature tecnologiche a fine vita, del resto, che si gioca la partita dell’approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche, sempre più centrali nello scacchiere politico ed economico internazionale. Secondo l’Ue per metterne in sicurezza le forniture, entro il 2030 dovremo tirare fuori dai rifiuti che li contengono almeno il 25% dei minerali strategici necessari all’industria. Per farlo servono impianti avanzati di riciclo e la chiave per sbloccare gli investimenti sta proprio nell’incremento delle quantità raccolte.
“Sono due gli obiettivi che ci dobbiamo porre – spiega Longoni – il primo è quello di incrementare i controlli sulla raccolta per fare in modo che i raee siano conferiti agli impianti, facendo emergere i flussi che oggi vengono generati ma non correttamente intercettati. È il caso delle apparecchiature più grandi, quelle che divengono più facilmente oggetto di cannibalizzazione per la sottrazione dei metalli. L’altro fronte – aggiunge – è quello delle piccole apparecchiature. Serve una reale compartecipazione tra chi li genera, i cittadini, che devono essere correttamente informati, e chi li raccoglie, quindi i comuni, le aziende di raccolta rifiuti ma anche, e soprattutto, il mondo della distribuzione, che può diventare il principale canale di raccolta delle apparecchiature piccole. E poi c’è da sperimentare nuove soluzioni di raccolta che potrebbero essere messe a disposizione dei cittadini. Un lavoro che coinvolge tutti, a partire dai sistemi collettivi dei produttori e dal Centro di Coordinamento, ma serve anche coinvolgere nuovi soggetti presenti sul territorio”.