Rifiuti, Sicilia: nuova bacchettata di Cantone

di Giuseppe De Stefano 14/01/2017

«Di fronte a un quadro istituzionale e a un assetto amministrativo sostanzialmente bloccati, l’Autorità valuta positivamente l’intervento legislativo regionale di superamento della LR n. 9/2010». Lo scrive l’Anac, l’autorità anticorruzione, in una delibera emanata lo scorso 21 dicembre e firmata dal presidente Raffaele Cantone in cui si valuta lo stato dell’arte della riforma della gestione del ciclo dei rifiuti in Sicilia, e riferendosi in particolare al ddl 1243 (che dovrebbe riformare la governance sull’isola). È a questo passaggio che si riferiva Vania Contrafatto, l’assessore all’energia della giunta Crocetta, quando ieri ha dichiarato di essere «soddisfatta» perché «nella sua relazione l’Anac riconosce che il lavoro che abbiamo fatto va nella giusta direzione. Accoglieremo i suggerimenti che vengono forniti per rendere più efficaci le nuove disposizioni».

Passaggio che tuttavia troviamo solo al punto 62, l’ultimo della lunga premessa che precede la delibera dell’Anac, e per quanto l’assessore Contrafatto abbia tutto il diritto di dirsene soddisfatta, appare quanto meno improprio a fronte del contenuto dei 61 punti precedenti. O anche del seguito di quello stesso punto, in cui l’Autorità non manca di scrivere che nonostante il buon indirizzo del disegno di legge permane «una interminabile fase transitoria». Il riferimento è alle Società d’ambito in liquidazione ma ancora operative che dovevano essere superate dall’organizzazione “a cascata” in ATO, SRR e ARO disposta dalla legge del 2010 e che il disegno di legge in questione intende superare. E se l’Anac dice che è giusto superare quell’impostazione, dice anche chiaramente che il lavoro della giunta Crocetta non ha risolto i problemi strutturali che incidevano sul ritardo del sistema.

Nella delibera, infatti, si eccepiscono dubbi sulla dimensione degli ATO (la proposta li ridurrebbe dagli attuali 18 a 9, facendoli coincidere sostanzialmente con l’estensione delle ex province, ma in questo modo si va contro le indicazioni di Governo e Ministero che indicavano non più di cinque ambiti di estensione preferibilmente ultraprovinciale), su costituzione ed operatività dei rispettivi Enti di Governo (in un contesto complesso che nero su bianco fa ancora affidamento alle suddette Società d’Ambito, il che resta alla base dei dubbi sulla effettiva capacità di andare oltre una fase la cui definizione di transitoria sia soltanto nominale) e infine sul sistema di affidamento delle procedure di gara (poiché il ddl istituisce una stazione appaltante unica e centralizzata in regione, ma non smantella gli Urega provinciali, uffici deputati a espletare le gare d’appalto a servizio delle SRR e con cui non è difficile immaginare una sovrapposizione di competenze).

Questo per quanto riguarda il futuro, ma nei considerata di Cantone si fa un’efficace sintesi della storia recente della Sicilia dei rifiuti, ed anche in quella storia per l’assessore Contrafatto non ci sono parecchi spunti di soddisfazione. Di certo il suo ingresso in giunta datato ottobre 2014 la solleva da una lunga serie di responsabilità pregresse, come la mancata attuazione di misure tra il contraddittorio e l’inapplicabile della legge 9 del 2010 e i successivi interventi di modifica a cadenza quasi annuale, senza contare che non è solo all’amministrazione regionale che si possono ascrivere i ritardi colpevoli dei Municipi. Di certo a Palazzo d’Oreleans, stando a quanto scrive l’Anac, è mancata la capacità di programmazione. In sostanza tutto l’iter di norme, emendamenti e differimenti spiega solo in parte le condizioni in cui versa la Regione. Ulteriori criticità risiedono in responsabilità amministrative delle quali il governo regionale non risulta esente. In particolare si fa riferimento alle molteplici circolari assessoriali che hanno consolidato un modus operandi emergenziale con cui si tende ad affrontare ogni circostanza svuotando di significato la riforma.

Se il giudizio negativo sulla riforma del 2010 nei punti a premessa della delibera è diffuso e iterato, all’Anticorruzione non manca da scrivere anche sulle due ordinanze del 2016 emanate d’intesa con il Ministero dell’Ambiente, e in questo caso l’assessora Vania Contrafatto è in prima linea tra i responsabili accanto al governatore Rosario Crocetta. Vale la pena ricordare che l’esigenza di stipulare l’intesa datata 7 giugno scorso viene già di per sé dall’impossibilità per la Sicilia di proseguire senza estendere il regime di deroga su una serie di misure che altrimenti avrebbero bloccato il ciclo regionale, in particolare quello delle discariche. Il Ministero concesse quell’intesa a fronte di una serie di condizioni, a partire dall’urgenza di una riforma della governance. Torniamo così al discorso iniziale, quello sul disegno di legge 1243, ma ciò che sappiamo è che a dicembre l’intesa straordinaria è stata rinnovata sia pure a fronte di una serie di obiettivi mancati in quello che doveva essere un cronoprogramma a tappe forzate. Sulla “clemenza” del Ministero, l’Autorità di Cantone non si esprime, ma sottolinea come la nuova concessione di via Cristoforo Colombo non sia stata – ancora una volta – incondizionata: il disegno di legge approvato dalla Giunta doveva essere discusso in aula entro il 10 gennaio 2017.

Dalla Regione fanno sapere che entro 60 giorni l’Anticorruzione riceverà una risposta sullo stato di avanzamento all’Ars del ddl in discussione. La giunta lo aveva approvato il 20 luglio scorso. Forse è a questo che si riferisce Cantone quando teme che la “fase transitoria” possa rivelarsi “interminabile”.

 

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