Spedizioni di rifiuti, via libera definitivo alla riforma

di Redazione Ricicla.tv 25/03/2024

Il Consiglio Ue ha approvato la riforma del regolamento sulle spedizioni di rifiuti, pronto alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A partire dal 2026 stop alle esportazioni di plastica verso paesi non OCSE e via libera al nuovo sistema digitalizzato per la gestione degli adempimenti


Facilitare lo scambio, tra paesi Ue, di rifiuti diretti a recupero, ma soprattutto limitare le esportazioni – incluse quelle illegali – verso paesi terzi, che nel 2020 hanno raggiunto i 32,7 milioni di tonnellate, pari a circa il 16 % del commercio mondiale di rifiuti. Con uno stop all’invio di scarti in plastica verso i Paesi non OCSE. Queste le direttrici lungo le quali agirà la riforma del regolamento europeo sulle spedizioni transfrontaliere di rifiuti, approvata oggi in via definitiva dal Consiglio Ue e pronta alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. A far data dalla quale scatterà il periodo transitorio di due anni, trascorso il quale il regolamento diventerà a tutti gli effetti operativo. La riforma, fortemente voluta dalla Commissione uscente nel quadro del nuovo piano d’azione sull’economia circolare, riscriverà le regole e le procedure che dal 2006 a oggi, in linea con la Convenzione di Basilea, hanno disciplinato le spedizioni di rifiuti sia tra Stati membri che fuori dai confini dell’Unione. Ridisegnando, in parte, anche i confini del mercato internazionale degli scarti.

La proposta di riforma presentata dalla Commissione a novembre del 2021 è stata infatti rafforzata dall’intesa raggiunta da Consiglio e Parlamento al termine dei negoziati sul testo. Su iniziativa degli eurodeputati infatti il testo è stato potenziato con la previsione di un drastico giro di vite per i rifiuti non pericolosi in plastica. Trascorsi due anni dall’entrata in vigore della riforma, quindi intorno alla primavera del 2026, questi non potranno essere più esportati verso paesi non OCSE. Una vera e propria messa al bando che durerà almeno cinque anni, dopodiché i paesi di destinazione potranno fare richiesta di riprendere le importazioni, a patto di dimostrare di poter gestire i rifiuti in ingresso nel rispetto dei migliori standard di sostenibilità ambientale e sociale. La stretta sulle esportazioni di plastiche non pericolose riguarderà, sebbene in misura meno radicale, anche quelle dirette verso i paesi EFTA e OCSE (incluse le principali mete per i rifiuti in uscita dall’Ue, ovvero Turchia e India), che dovranno essere sempre soggette alla procedura di notifica e approvazione.

“Il nuovo regolamento introduce restrizioni per i mercati internazionali dei rifiuti – commenta Claudia Mensi, presidente dell’associazione europea dei gestori di rifiuti FEAD – il che significa che manterremo una quota maggiore dei rifiuti prodotti all’interno dell’Ue. Il nostro ruolo come rappresentanti del settore è ora quello di far comprendere che tali restrizioni richiedono migliori capacità di riciclo e gestione dei rifiuti, una domanda forte e stabile di riciclati e procedure migliorate per poter smaltire queste quantità crescenti”. Motivo per cui nelle ultime settimane i riciclatori hanno chiesto misure di protezione per arginare l’ingresso di polimeri riciclati provenienti dai paesi asiatici. Appello al quale le istituzioni Ue hanno risposto con una clausola di salvaguardia inserita nel nuovo regolamento imballaggi, in via di approvazione, che limita l’import a soli polimeri prodotti in linea con gli standard di qualità e sostenibilità europei.

Lo stop alle esportazioni varrà solo per i rifiuti non pericolosi in plastica, mentre per tutti i rifiuti diretti a recupero contenuti nella cosiddetta ‘lista verde’ continuerà a valere un regime autorizzativo meno stringente, anche se per i carichi diretti verso destinazioni fuori dall’Ue (sia OCSE che non OCSE) il via libera sarà rilasciato solo a patto che l’impresa esportatrice riesca a dimostrare che l’impianto di destinazione abbia superato audit ambientali indipendenti. Un irrigidimento delle procedure pensato per porre un freno non solo al recupero in strutture precarie sotto il profilo ambientale e sanitario, ma anche a operazioni quasi esclusivamente cartolari. Contratti ‘facili’ con operatori borderline che spesso nascondono veri e propri traffici internazionali.

Proprio sul fronte del contrasto al traffico illecito, il nuovo regolamento prevede l’istituzione di un gruppo di controllo per migliorare la cooperazione tra i paesi dell’Ue, con l’obiettivo di prevenire e individuare le spedizioni illegali. In collaborazione con le autorità nazionali la Commissione potrà effettuare ispezioni negli Stati membri, laddove sussistano sufficienti sospetti che si stiano verificando spedizioni illegali di rifiuti, magari mascherati da prodotti di seconda mano o riciclati. Il nuovo regolamento, infatti, non si applicherà alle esportazioni di end of waste e di beni usati, a patto però che in entrambi i casi gli Stati membri si assicurino che il regime giuridico dei materiali esportati sia stato determinato nel rispetto della disciplina europea in materia.

A fare da contraltare alla stretta sulle procedure per le esportazioni verso paesi terzi, la completa digitalizzazione di quelle relative alle movimentazioni dentro i confini dell’Ue. Entro il 2026 tutti gli adempimenti verranno fatti confluire in un sistema centralizzato in capo alla Commissione europea, con tempi scadenzati per la richiesta di informazioni e il rilascio delle autorizzazioni da parte degli enti competenti. Sempre in tema di semplificazioni la riforma rafforza anche l’istituto delle pre-autorizzazioni, fin qui poco utilizzato, che consente agli impianti di recupero localizzati in un determinato paese di ricevere rifiuti dall’estero con procedure più snelle. L’obiettivo, in questo caso, è quello di facilitare lo scambio tra Stati membri rafforzando il mercato interno dei rifiuti recuperabili, mentre l’avvio a smaltimento in un altro paese Ue verrà consentito solo in circostanze ben motivate e in ogni caso nel rispetto della procedura di notifica e approvazione. “Sarà essenziale un’attuazione agevole e armonizzata del nuovo regolamento da parte di tutte le autorità competenti – spiega Mensi – poiché non è prevista una revisione fino al 2035″.

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