Sistri, il Milleproroghe è legge

di Giuseppe De Stefano 24/02/2016

Se ancora ci fosse stato qualche dubbio, a spazzarli via ci ha pensato Maria Elena Boschi questa mattina: sul Milleproroghe nessuna discussione. Probabilmente anche per accelerare le operazioni sulla assai più mediatica vicenda delle Unioni Civili questa mattina il ministro per i rapporti col Parlamento ha posto, infatti, la questione di fiducia sul decreto. La conferenza dei capigruppo ha poi fissato alle 18 la programmazione del voto.

Con 155 voti favorevoli e 122 contrari, dunque, il testo del dl Milleproroghe è stato convertito in legge, confermando quello partorito da Montecitorio poco meno di due settimane fa.

Viene così confermata senza troppe sorprese l’ennesima estensione della moratoria sulle sanzioni operative per il Sistri, il sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti. Un rinvio che segue il copione già visto negli anni scorsi, non senza accompagnarsi ancora una volta ad una nota grottesca. Già, perché il sistema pur essendo nato nel 2009 non è mai entrato in funzione a tutti gli effetti, ma al tempo stesso ad ogni scadenza sembrava che fosse sul punto di partire sul serio. Questa volta no: il limbo in cui vive il Sistri è quello di una lenta transizione verso un futuro auspicabilmente più funzionale, ma ancora incerto giacché si attende che il bando per l’assegnazione in concessione della gestione del servizio venga pienamente espletato. Nominalmente si tratterà di un aggiornamento, ma in sostanza bisognerà salvare il salvabile quanto ad infrastruttura e sviluppare un programma nuovo che richiederà anche una fase di collaudo. Al netto delle valutazioni sui tempi necessari a svolgere questo passaggio (che di fronte ad una procedura di affidamento ancora da concludere potrebbero verosimilmente protrarsi oltre il termine esteso dal Milleproroghe stesso al 31 dicembre rendendo una volta di più impraticabile l’avvio del Sistri al 2017) allo stato attuale è in vita un sistema pronto ad andare in soffitta senza aver mai funzionato.

Anche per questo le associazioni di categoria si erano appellate ai deputati durante la fase dibattimentale alla Camera, sperando in un taglio netto delle richieste di contributo annuale e d’iscrizione o almeno una loro riduzione. La richiesta delle imprese, per altro, era corroborata da un impegno del governo, e sembrava che gli emendamenti al Milleproroghe potessero essere la sede ideale per ottenere le riduzioni promesse, almeno per l’anno in corso. E invece no, tutto l’opposto. I relatori di maggioranza durante il passaggio del testo attraverso le commissioni hanno ridotto del 50% le sanzioni per il mancato versamento proprio dei contributi annuali o di iscrizione. Insomma ad aprile tocca pagare, pena salatissime (ma dimezzate) sanzioni.

E se il Ministero non può (e non vuole) alleggerire i produttori, i trasportatori e i gestori di rifiuti speciali in tutta Italia da questa quanto mai inutile gabella, è probabilmente (ma viene da dire inevitabilmente) a causa del contenzioso multimilionario con Finmeccanica, che attraverso la controllata Selex SeMa ha sviluppato e gestito il Sistri in questi anni, salvo poi accumulare un credito di 290 milioni di euro nei confronti del dicastero di via Cristoforo Colombo. L’inadempienza finanziaria del Ministero avrebbe condotto la stessa Selex alla liquidazione, che ad oggi si trova – dopo aver aperto un contenzioso presso il Tar del Lazio – a continuare la gestione del Sistri. In regime di proroga del contratto, per l’appunto. Insomma il Ministero deve regolare i conti con Finmeccanica e non vuole (o non può) rinunciare al contributo dei soggetti obbligati. E tanto per rassicurare il creditore sempre tramite il Milleproroghe è stato inserito un’altro emendamento che garantisce all’attuale gestore a titolo di anticipazione una somma di 20 milioni di euro per coprire le indennità degli anni 2015 e 2016. Un tentativo (poi affossato) era già stato fatto a dicembre: questa volta è passato indenne.

Archiviato il Milleproroghe ora l’attesa è tutta per gli sviluppi del bando che, se non dovessero essere celeri, rischierebbero di impantanare ancora una volta il destino del sistema. Intanto la scadenza per il versamento dei contributi è ad aprile: sulla riduzione degli oneri dovrebbe esserci uno schema di decreto che attende il pronunciamento del Consiglio di Stato. Alle imprese non resta che attendere.

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